Un Giro tutto da decifrare

Dopo la prima settimana, il Giro d’Italia deve ancora scoprire le sue principali carte. Remco Evenepoel è in maglia rosa, ha anche un vantaggio importante con solamente il gallese Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) che a sprazzi sembra tornato quello del Tour 2018, lo sloveno Primoz Roglic (Jumbo Visma) e l’altra punta Ineos, il vincitore del Giro 2020 Tao Geoghegan Hart con un ritardo sotto il minuto, ma a dir la verità di battaglia finora ce n’è stata poca.

Il campione del mondo ha sfruttato la sua superiorità a cronometro, ma proprio per i km contro il tempo assommati finora avrebbe voluto avere un vantaggio superiore, invece nell’unica schermaglia in salita (e proprio di una schermaglia si è trattato, a Fossombrone quando la vittoria di tappa era già stata assegnata) Roglic ha mostrato di essere superiore. La corsa sembra per ora più una partita a scacchi tra i vari team e Evenepoel non dà l’impressione di godere della squadra più forte, anzi.

La lotta è aperta, intanto si fa ben vedere Damiano Caruso (Bahrain Victorious) autore di una bellissima cronometro a Cesena e ottavo in classifica a 2’13”. Se deciderà di puntare alla classifica – e considerando che l’altro capitano Haig è 16° a 3’43” – un posto per lui nei primi 5 è sicuramente alla portata. Finora il Giro ha regalato soddisfazioni al ciclismo nostrano, con le vittorie di tappa di Jonathan Milan (Bahrain Merida) e Davide Bais (Eolo Kometa), a cui potrebbero seguirne anche altre, ma il rammarico è per il prematuro ritiro di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) fermato dal covid proprio alla vigilia della crono di Cesena che avrebbe potuto vederlo grande protagonista.

Il resto del panorama era questa settimana incentrato sul Giro di Ungheria. Anche grazie alla cancellazione dell’ultima tappa per le condizioni meteo, la vittoria è andata allo svizzero Marc Hirschi con 10” sul britannico Tulett (Ineos Grenadiers) e 13” sullo svizzero Voisard (Tudor). La corsa magiara ha detto principalmente due cose: la prima è che Pogacar al Tour avrà una spalla in più, perché questo Hirschi può essere una pedina fondamentale nella lotta contro Vingegaard e la Jumbo-Visma. La seconda è che sta finalmente tornando Egan Bernal, il colombiano già vincitore del Tour e del Giro da due anni alle prese con un doloroso cammino di ripresa dopo il terribile incidente del gennaio 2022. In Ungheria ha chiuso ottavo a 22”, stesso distacco dell’azzurro della Bora Hansgrohe Matteo Fabbro, che quando ha un minimo di libertà dai compiti di gregariato dimostra ancora di saperci fare.

Foto Evenepoel in maglia rosa (foto L’Eco di Bergamo)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *