Sono bastate 24 ore per cambiare ogni cosa a Tokyo, rivoltando la gara olimpica, riservata alle donne dopo gli uomini, come un pedalino. Colpa della pioggia, caduta nelle ore precedenti che ha rivoluzionato il percorso rendendolo molto più scivoloso. Ciò ha completamente cambiato le carte in tavola: alla vigilia tutti pronosticavano la doppietta francese con l’oro di Loana Lecomte considerato fra i più probabili delle oltre 330 gare olimpiche, invece a emergere è stata la Svizzera, molto più abituata a questo tipo di percorsi e capace addirittura di monopolizzare il podio.

La Lecomte ha provato a fare la differenza nel giro di lancio, insieme all’altro talento giovanile Stigger (AUT), ma si è accorta subito che le cose non andavano, perché le svizzere erano lì, soprattutto Jolanda Neff, nascosta per tutta la stagione ma arrivata a Tokyo in una forma straordinaria. La bionda elvetica ha scavato un solco fra sé e le avversarie, facendo gara a sé e richiamando in molti il ricordo di Paola Pezzo a Sydney 2000, anche lei reduce da una stagione tutta improntata verso una sola gara, centrata in pieno.

La principale avversaria della Neff si stava materializzando nella sua storica rivale, la francese Pauline Ferrand Prevot con la quale stava dando vita a quella sfida da tutti pronosticata, ma per Rio 2016. L’iridata però trovava enormi problemi sul percorso e una prima caduta le faceva perdere il contatto con la leader, una seconda la retrocedeva fino a un deludente decimo posto finale.

Il dominio della Neff e della Svizzera in generale (seconda Sina Frei a 1’11”, terza Linda Indergand a 1’19”) ha per responsabile un personaggio ben conosciuto dalle nostre parti, l’altoatesino Edmund Telser che un giorno la Federazione elvetica ingaggiò visti i suoi straordinari risultati con le ragazze regionali (un nome per tutte: Greta Weithaler che aveva portato ai vertici mondiali da junior). Ci siamo fatti sfuggire un autentico Re Mida e chi mastica un po’ di Mtb lo aveva capito fin da allora…

Se la Svizzera fa festa, va sottolineata la bellissima prova della 18enne Blanka Vas, ungherese che già si era messa in mostra quest’inverno nel ciclocross e che sembra un po’ la trasposizione al femminile di Tom Pidcock, il vincitore della gara maschile, tanto è vero che la SD Worx, la sua società del World Tour femminile ci sta investendo da tempo e punta su di lei per un grande futuro multidisciplinare, con la strada come specialità primaria.

Per quanto riguarda Eva Lechner, l’azzurra non è mai stata in gara, pur con condizioni di terreno che potevano anche essere di suo gradimento: per lei 25° posto finale a 10’40” dalla vincitrice, a chiudere un’Olimpiade azzurra che nelle ruote grasse va archiviata quanto prima come una brutta pagina.

foto dell’arrivo della Neffe e del podio – Sendgrid (credito foto Uci/SVPix)

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