Pidcock, un maestro sul trono olimpico

Avevamo detto alla vigilia che la gara olimpica di Tokyo era lo scontro epocale tra due concezioni, e la rivoluzione tanto annunciata alla vigilia è diventata realtà con uno stradista come il britannico Thomas Pidcock che si fregia del titolo olimpico, battendo gli specialisti puri. Il corridore della Ineos Grenadiers ha sfruttato al meglio due sue qualità: la saggezza tattica che lo ha spinto a controllare gli avversari nella prima metà gara aspettando il momento per aprire il gas e le capacità di guida, che hanno fatto la differenza quando si è portato in testa rintuzzando i continui tentativi di rimonta dello svizzero Mathias Fluckiger, il leader della Coppa del Mondo che si è dovuto inchinare all’albionico proprio sui tratti più tecnici, dove perdeva quanto guadagnava in salita.

La gara di Tokyo, estremamente selettiva soprattutto nella sua prima parte, ha subito perso uno dei protagonisti più attesi, l’olandese Mathieu Van der Poel che ha visto le sue speranze di podio infrangersi già al primo giro, con una “puntata” della sua bici in un punto in discesa che lo ha portato a fare un pericoloso salto mortale. VDP ha dovuto attendere un po’ prima di rimettersi in sesto, si è trovato ad inseguire e pian piano aveva anche messo nel mirino la Top 10, troppo poco però rispetto alle sue ambizioni e dopo sei giri arrivava il ritiro. Molta polemica da parte del campione per un supporto di legno presente in ricognizione e tolto in gara. Certamente se gli altri protagonisti della gara olimpica come sembra, erano a conoscenza della modifica, allora esiste una mancanza da parte di VdP o del suo staff sul piano dei comunicati tecnici pre gara.

Tornando alla gara, a quel punto la lotta per l’oro era ormai affare fra Pidcock e Fluckiger, dietro un terzetto con l’inatteso Cooper (NZL), l’altro elvetico Schurter che aveva provato a fare selezione all’inizio e il francese Koretzky, più discosto e pronto a giocarsi le sue chance di podio in volata, mentre a pochi metri c’era forse il più in forma del quartetto, il ceko Ondrej Cink, che però incorreva in una foratura lontano dall’area tecnica, un inconveniente che gli costava forse la medaglia.

Il finale era una passerella trionfale per Pidcock, clamorosa pensando che solo un mese fa si era fratturato la clavicola in allenamento. Ora tornerà alla strada, obiettivo la Vuelta per misurarsi con Pogacar e Bernal e capire il suo livello anche nelle prove a tappe. Argento a un Fluckiger mai domo, ma la sorpresa vera arrivava con il bronzo dello spagnolo David Valero Serrano, autore di una clamorosa rimonta nella parte finale come spesso gli succede, l’iberico è davvero il migliore nella distribuzione delle energie.

Gli azzurri sono andati incontro a una débacle totale. Luca Braidot come suo solito era partito in maniera brillante, all’altezza dei migliori, ma si è spento dopo neanche un terzo di gara mentre Kerschbaumer è rimasto sempre lontano dalle posizioni che contano. Alla fine hanno chiuso 20° Kerschi a 4’34”, 25° Braidot a 6’16”, 34° Colledani a un giro. Lo stesso CT Mirko Celestino ha ammesso la giornata da incubo della squadra italiana, che fa il paio con quella della nazionale su strada. Tempi bui per le bici azzurre maschili…

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