Miglior sigillo al suo Giro, Damiano Caruso (Bahrain Victorious) non poteva metterlo, ma possiamo dire anche che la vittoria a Madesimo è la ciliegina su una carriera spesso trascurata, quando invece è stato per anni un ottimo interprete di grandi giri, facente parte di una razza molto ristretta. Nell’ultima tappa alpina, il siciliano ha giocato la sua carta, non correndo assolutamente in difesa del suo secondo posto, ma anzi provando a far saltare il banco.

Nessuno si aspettava che l’attacco arrivasse a oltre 50 km dal traguardo, invece, prendendo spunto dalla solita fuga d’inizio tappa, Caruso si è mosso con il compagno di colori Bilbao e con Bardet, Hamilton e Storer del Team DSM facendo pensare che fosse un’azione concertata prima della tappa, magari dagli stessi rispettivi diesse. La Ineos ha lasciato giustamente fare, e Bernal non si è preoccupato considerando il vantaggio in classifica, ma ha potuto sfruttare al meglio l’eccezionale lavoro di Martinez, ancora una volta commovente come suo luogotenente.

In discesa Bilbao ha pilotato Caruso permettendogli di mantenere il vantaggio, sulla salita finale la corsa è diventata un testa a testa fra il siciliano e il francese Bardet, che però non ne aveva per dargli sufficienti cambi e nel finale Caruso lo ha lasciato andando a conquistare una bellissima vittoria di tappa, che acquisisce tanto più valore considerando che tutti gli altri sono stati sgretolati dalla sua azione, restituendo al ciclismo italiano una pagina come non se ne vedevano da anni.

Dietro, Bernal ha corso da padrone del Giro, andando a prendersi la seconda piazza che sancisce il suo trionfo anche prima della cronometro finale. Questa volta Yates era in riserva di energie e invece di attaccare negli ultimissimi km, ha ceduto agli avversari, dimostrando che non era riuscito a recuperare lo sforzo di ieri. Nei piazzamenti va sottolineata l’ennesima bella prova del trionfatore dello Zoncolan Lorenzo Fortunato (Eolo Kometa) nono al traguardo: un corridore che può davvero seguire le orme di Caruso, basta solo che non venga dirottato in un team World Tour per fare da “schiavo” di qualcun altro…

CLASSIFICA GENERALE

1 Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

2 Damiano Caruso (ITA-Bahrain Victorious) a 1’59”

3 Simon Yates (GBR-Team Bikeexchange) a 3’23”

LE MAGLIE

Maglia rosa (classifica generale): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

Maglia ciclamino (classifica a punti): Peter Sagan (SVK-Bora Hansgrohe)

Maglia azzurra (classifica del GPM): Geoffrey Bouchard (FRA-AG2R Citroen)

Maglia bianca (classifica dei giovani): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

LA TAPPA DI DOMANI

Si chiude il Giro con la classica frazione a cronometro, da Senago a Milano di 30,5 km. Dopo tre settimane i normali valori sono chiaramente falsati, contano soprattutto le energie rimaste a disposizione più che l’attitudine alla corsa contro il tempo. E’ una prova pianeggiante e con lunghi rettilinei, conterà soprattutto come si riuscirà a spingere il massimo rapporto. Due gli intermedi previsti, dopo 9,2 km a Cascina Battiloca e dopo 19,7 km a Sesto San Giovanni. Arrivo accanto al Duomo. Due i temi principali: la lotta per la classifica e il tentativo di Filippo Ganna di continuare la sua tradizione vincente al Giro: una sua vittoria a Milano avrebbe un sapore speciale a due mesi dalle Olimpiadi…

LE PAGELLE DELLE SQUADRE. In pratica concluso il Giro inteso come lavoro per i team, eccovi il pagellone dei promossi e bocciati in funzione dei loro corridori.

INEOS GRENADIERS: 9

E’ tornata l’armata dominatrice del Tour con Froome e Thomas: Ganna e Moscon, Castroviejo e Martinez hanno fatto a turno il lavoro “sporco” per sostenere Bernal, in maniera però più intelligente e meno autoritaria che in passato, lasciando spesso libera la corsa. Ecco il perché delle tante fughe vincenti.

AG2R CITROEN: 7

Lavorando senza pensieri di classifica, la squadra transalpina ha raccolto tantissimo, con un Bouchard meritevole della maglia azzurra del leader dei GPM e Vendrame spesso all’attacco fino a conquistare una splendida vittoria di tappa. Sottotono gli attesi Champoussin e Naesen.

ALPECIN FENIX: 7

Squadra che alla vigilia sembrava aggiunta per far numero, porta a casa due vittorie di tappa con Merlier e Riesebeek, ma tutti a turno si sono dati da fare per provare a portare a casa qualcosa di buono, da De Bondt a Vervaeke. Un team ottimamente condotto.

ANDRONI GIOCATTOLI SIDERMEC: 6

Spesso ad animare le fughe di giornata, la squadra Professional ha messo in mostra un Pellaud encomiabile, probabile primatista in fatti di attacchi in un grande Giro, un Ponomar giovanissimo e promettente, un Cepeda da quale ci si attendeva qualcosa di più.

ASTANA PREMIER TECH: 6,5

Un bilancio positivo, ma si poteva fare anche di più. La sensazione è che Vlasov non sia stato sufficientemente supportato da Izagirre e Sanchez, dai quali sarebbe stato lecito attendersi di più sulle grandi montagne per aiutare il russo, che dalla sua ha finito meglio di quanto si pensasse.

BAHRAIN VICTORIOUS: 8

C’è davvero da chiedersi che cosa avrebbe potuto fare il team se la sfortuna non gli avesse subito girato contro, privandolo del leader Landa e di un ottimo luogotenente come Mohoric. Caruso si è caricato sulle spalle il peso della classifica e nel complesso la squadra è stata sempre brillante.

BARDIANI CSF FAIZANE’: 6

Al team di Reverberi si chiedeva di movimentare le tappe e lo ha fatto puntualmente, va detto che i suoi sono anche andati vicino a qualche successo con Battaglin e Carboni, il “vecchio” Visconti continua a farsi vedere, Fiorelli e Zana si confermano elementi di vaglia.

BORA HANSGROHE: 7

Un voto che poteva essere anche più alto se la sorte non si fosse messa di mezzo togliendo dal Giro il tedesco Buchmann, candidato autorevole quantomeno alla Top 5. Sagan torna a casa con una vittoria di tappa e la maglia ciclamino, buone cose anche da Aleotti e Fabbro.

COFIDIS, SOLUTIONS CREDITS: 6,5

La vittoria di tappa di Lafay ha spostato in positivo il bilancio della squadra, che certamente si attendeva di più dal suo treno per le volate, ma Viviani non è mai riuscito a completare il lavoro dei suoi compagni. Segnali positivi però da Consonni, soprattutto in ottica olimpica.

DECEUNINCK QUICK STEP: 5

Una squadra che aveva tutto per emergere si è lasciata imbrigliare dalle scelte della vigilia, privilegiando Evenepoel ancora acerbo per forza di cose, e sacrificando Almeida che aveva tutto per cogliere il podio finale. E’ mancato il Masnada dello scorso anno e in questo Giro sarebbe servito molto.

EF EDUCATION NIPPO: 7,5

La vittoria di Bettiol a Stradella è la ciliegina sulla torta di una squadra emersa come un gruppo molto unito e qualificato, con Carthy come punta per la classifica. In certi frangenti è sembrata la formazione più in palla, unica a poter competere con la Ineos come forza di gruppo in salita.

EOLO KOMETA: 7

E’ chiaro che il successo di Fortunato sullo Zoncolan rappresenta un gioiello, ma nel complesso il team voluto da Basso e Contador si è ben distinto, con il giovane Albanese e gli esperti Christian e Gavazzi spesso all’attacco. E’ andato anche oltre le aspettative.

GROUPAMA FDJ: 6,5

Seppur senza successi di tappa, la squadra francese ha messo in mostra un corridore di sicure qualità come l’ungherese Attila Valter, arrivato a detenere la maglia rosa, ma è piaciuto molto anche lo svizzero Reichenbach. Di più non si poteva chiedere.

INTERMARCHE WANTY GOBERT: 7

Con la vittoria di tappa di Van Der Hoorn, le belle prove di Pasqualon e Hermans (altro ciclocrossista emergente anche su strada) il bilancio è sicuramente positivo, anche se ci si sarebbe attesi qualche iniziativa in più in funzione delle volate di Minali.

ISRAEL START-UP NATION: 7,5

Un Giro da incorniciare per la squadra israeliana. Martin, seppur poco costante per puntare alla classifica, ha conquistato una delle tappe più ambite, mentre De Marchi con i due giorni in rosa ha coronato un sogno. Bene anche Cimolai nelle volate, seppur senza un treno adeguato.

TEAM JUMBO VISMA: 6

Pur priva delle sue punte, la formazione olandese era attesa a risultati maggiori, ma Bennett non ha mai trovato la giornata giusta. E’ piaciuto molto Foss, corridore del quale sentiremo parlare, mentre Affini ha fatto in pieno il suo dovere. Male invece Groenewegen, mai ripresosi dalla disavventura del Giro di Polonia 2020.

LOTTO SOUDAL: 6,5

Un voto che potrebbe sembrare basso per una formazione che con Ewan porta a casa due vittorie di tappa, ma il suo prematuro ritiro per non stancarsi troppo in vista del Tour è stato una mancanza di rispetto. Deludente De Gendt, mai protagonista delle sue famose sparate a lunga gittata.

MOVISTAR: 5

Ci si attendeva molto di più dalla formazione spagnola, si pensava che Soler potesse essere una variabile per il podio, invece l’iberico è scomparso presto dalla scena e gli altri, come Oliveira, Pedrero, l’esperto Cataldo non hanno potuto incidere se non parzialmente.

TEAM BIKEEXCHANGE: 7,5

Non si era messo bene, il Giro per la formazione britannica, ma a dispetto di qualche inciampo, Simon Yates è riuscito comunque a rendere la corsa incerta fino alla fine, pagando dazio al freddo, suo nemico, e allo scarso aiuto dal resto della squadra, Nieve in testa.

TEAM DSM: 5,5

Le aspettative della vigilia erano ben altre, con due uomini come Hindley e Bardet il podio era davvero alla portata. Invece l’australiano non si è mai visto e il francese alla lunga ha ceduto come purtroppo spesso gli accade nei grandi giri. Peccato perché la squadra era davvero ben attrezzata.

QHUBEKA ASSOS: 7,5

Se una squadra ottiene tre successi di tappa con tre uomini diversi, significa che ha fatto più di quanto ci si potesse aspettare, supplendo alle difficoltà, peraltro prevedibili visto il difficile approccio alla corsa, di Pozzovivo. La perla delle tre settimane? Nizzolo che sfata una maledizione che sembrava indistruttibile.

TREK SEGAFREDO: 5

E’ chiaro che sul voto alla squadra americana incide la sfortuna, sotto forma di continue cadute che hanno coinvolto via via Nibali e Ciccone, le sue punte. Mollema è rimasto sempre in mezzo al guado, Brambilla ha perso nella tappa di Bagno di Romagna l’occasione per vincere. Davvero troppo poco.

UAE TEAM EMIRATES: 6,5

Un Giro salvato dall’acuto all’inizio di Dombrowski, poi costretto a un prematuro ritiro per caduta. Gaviria e Ulissi, in momenti diversi, sono sembrati davvero sul punto di vincere, anche se resta la sensazione che gli equilibri in seno al team non fossero ben centrati.

credito foro Gazzetta

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