Simon Yates torna principe per un giorno, all’Alpe di Mera il campione della Bikeexchange ha fatto di tutto per rimettere in discussione il Giro d’Italia. Il problema è che il Bernal odierno era ben diverso da quello di Sega di Ala. Questa volta il colombiano ha corso di testa, non rispondendo all’attacco del britannico, arrivato quando la scalata era nella sua prima parte e ancora prima del preventivato. La maglia rosa deve il mantenimento del primato all’eccezionale lavoro di Castroviejo prima e di Martinez poi, capaci di tenere un ritmo alto e costante, limitando il distacco in ogni fase della salita fino a 2 km dalla fine quando la maglia rosa ci ha messo del suo.

La sintesi della tappa è tutta nel viso di Bernal: quando Yates è partito, con Almeida (Deceuninck Quick Step), Caruso (Bahrain Victorious), Vlasov (Astana) e Bennett (Jumbo Visma), era visibile sul volto del colombiano la preoccupazione, la paura che si ripetesse la debacle di due giorni fa. Il quintetto ha guadagnato una ventina di secondi, poi Yates è partito in solitudine, ma invece di guadagnare terreno ulteriore su Bernal, sono stati gli altri che man mano perdevano e il trenino della Ineos li vedeva sempre più vicini. A quel punto il colombiano ha cambiato espressione, guardando fisso in avanti, conscio di potersi difendere con tranquillità.

Alla fine, con gli abbuoni, Yates ha guadagnato mezzo minuto su Bernal, in mezzo è giunto un brillantissimo Almeida (e Lefevere si mangerà le mani per la condotta della squadra nella prima parte del Giro, puntando su Evenepoel e sacrificando il portoghese a Montalcino), mentre Caruso salendo col suo passo ha perduto solo pochi spiccioli dal colombiano, ma ormai il britannico gli è molto vicino. Certo, non è il Bernal delle prime due settimane, qualcosa a Sega di Ala si è incrinato, ma un’altra giornata difficile è passata e il vantaggio resta consistente. Certo che se domani la maglia rosa perdesse metà del vantaggio, la sensazione è che tutto si giocherebbe ancora una volta nella cronometro conclusiva.

CLASSIFICA GENERALE

1 Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

2 Damiano Caruso (ITA-Bahrain Victorious) a 2’29”

3 Simon Yates (GBR-Team Bikeexchange) a 2’49”

LE MAGLIE

Maglia rosa (classifica generale): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

Maglia ciclamino (classifica a punti): Peter Sagan (SVK-Bora Hansgrohe)

Maglia azzurra (classifica del GPM): Geoffrey Bouchard (FRA-AG2R Citroen)

Maglia bianca (classifica dei giovani): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

LA TAPPA DI DOMANI

Da Verbania a Valle Spluga, se Yates vuole ancora rimettere in discussione il Giro d’Italia deve giocarsi tutto qui, nell’ultima tappa alpina del Giro che sconfina in Svizzera. Proprio in territorio elvetico c’è la prima ascesa di giornata, il Passo di San Bernardino di ben 23,7 km con punte al 12%. Si superano i 2.000 metri di altitudine e questo è un fattore da considerare. Dopo la lunga discesa verso Spluga ecco l’altra salita con scollinamento oltre i 2.000 metri, lo Splugenpass che riporterà in Italia. Ultima salita all’Alpe di Motta sui 7,3 km finali con pendenze fino al 13%. Il copione più probabile è la replica di quanto visto all’Alpe di Mera, ma con tante energie in meno per tutti i protagonisti: il trenino della Ineos Grenadiers riuscirà ancora a contenere gli attacchi alla maglia rosa?

credito foto ansa

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