L’ultima cronometro di un grande Giro ha sempre un sapore particolare: tecnicamente le forze in campo dovrebbero essere diverse da quello che si vede in una prova secca come una gara titolata. Ecco perché la vittoria di Filippo Ganna a Milano è talmente enorme che un po’ va a coprire anche la conquista del Giro da parte di Bernal. Le ragioni sono plurime: innanzitutto perché Ganna veniva da giorni difficili, nei quali ha lavorato duramente per il suo capitano, dando tirate terribili in salita soprattutto nei due ultimi giorni, poi perché in gara ha dovuto incassare anche una foratura nella parte finale che lo ha rallentato tanto che il veneto ha pedalato a lungo con la gomma bucata, eppure ha chiuso nettamente primo. Si può stimare il tempo perso in mezzo minuto, un’enormità.

E’ una vittoria pesante, quella dell’azzurro perché quello di Milano era un test fondamentale sulla strada per Tokyo: nei suoi programmi ora c’è tanto lavoro su pista, per lanciare il quartetto dell’inseguimento verso la grande sfida con la Danimarca per l’oro olimpico, ma anche per preparare al meglio una cronometro a cinque cerchi che come percorso non dovrebbe essergli favorevole, ma il Ganna attuale ha confini inesplorati.

Ganna ha chiuso con 12” sul francese della Deceuninck Quick Step Remi Cavagna (probabile avversario a Tokyo) e 13” su un eccezionale Edoardo Affini (Jumbo Visma) che già era stato secondo nella crono inaugurale a Torino, ma bravissimi sono stati anche Matteo Sobrero (Astana Premier Tech) quarto a 14”, Alberto Bettiol (EF Education First) settimo a 34”, Moscon (Ineos Grenadiers) nono a 44”. Per l’Italia è la settima vittoria in questo Giro, un bilancio simile lo conquistavamo solo negli anni d’oro, ma la corsa rosa, di sorrisi azzurri ne ha regalati veramente tanti…

BERNAL: E IL RITORNO AL 2019

Due anni dopo la vittoria al Tour, Egan Bernal torna a trionfare in un grande Giro, ma nel frattempo molto è successo. Intanto la delusione dello scorso Tour affrontato in condizioni precarie e chiuso anzitempo gli ha lasciato qualche scoria, o forse è servita a farlo crescere. Questo Giro Bernal lo ha vinto, non lo ha dominato, mostrando anche qualche crepa: nella seconda settimana era evidentemente il più forte, nella terza no, ma ha saputo gestire la squadra, utilizzare le energie rimaste per controllare la classifica e soprattutto, incassando a Sega di Ala una forte delusione soprattutto morale, ne ha fatto tesoro, lasciando andare Caruso nell’ultima tappa alpina sapendo di avere dalla sua un autentico tesoro di secondi.

Bernal entra nella lunga serie di corridori capaci di vincere sia il Giro che il Tour (quelli che l’hanno fatto nello stesso anno sono per molto pochi) ma tutti a questo punto si chiedono se sia più forte lui o Pogacar, grande favorito per il bis al Tour. E’ difficile rispondere perché i due non si sono mai affrontati al meglio, basti dire che in tre anni di professionismo in comune hanno corso uno contro l’altro solo tre volte e l’unico vero test è l’ultima Tirreno-Adriatico, vinta da Pogacar con Bernal quarto a oltre 4 minuti. I due sono annunciati alla Vuelta, ma difficilmente saranno in forma per allora, più facile che la sfida avvenga al Tour 2022, a meno che entrambi non vogliano assaggiare il “match del secolo” al Giro d’Italia, dove il percorso sarebbe più equilibrato per le caratteristiche di entrambi.

CLASSIFICA GENERALE

1 Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

2 Damiano Caruso (ITA-Bahrain Victorious) a 1’29”

3 Simon Yates (GBR-Team Bikeexchange) a 4’15”

LE MAGLIE

Maglia rosa (classifica generale): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

Maglia ciclamino (classifica a punti): Peter Sagan (SVK-Bora Hansgrohe)

Maglia azzurra (classifica del GPM): Geoffrey Bouchard (FRA-AG2R Citroen)

Maglia bianca (classifica dei giovani): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

credito foto Gazzetta.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *