L’effetto Pandemia sul World Tour

La pandemia sta mettendo in ginocchio il mondo economico e il ciclismo ne vive le conseguenze sulla sua pelle. Un paio di mesi di manifestazioni, con le principali prove del calendario che dovevano ancora cominciare e poi tutti a casa, per settimane e settimane. Una situazione che ha mandato in crisi moltissime squadre, che vivono del sostegno degli sponsor ricambiati, come è logico che sia, dall’immagine che i corridori promuovono con la loro attività in giro per il mondo. Gli effetti non hanno tardato a manifestarsi, basti pensare che ben 4 formazioni del World Tour (Astana, Bahrain-McLaren, CCC Team e Lotto Soudal) hanno ridotto gli stipendi andando incontro a forti contrasti con i corridori e gli altri membri delle squadre, meccanici e quant’altro. L’Associazione Corridori si è subito interessata della vicenda per garantire gli interessi della categoria, ma intanto dai vari marchi sono arrivate parole minacciose, nel senso che si è paventato un ritiro anticipato dagli impegni presi, a cominciare dalla stessa CCC che, appena entrata nel massimo circuito, ha detto senza mezzi termini di voler abbandonare.

La situazione è gravissima, stiamo infatti parlando del World Tour, ossia della massima vetrina mondiale sulle due ruote: cosa dire allora delle squadre Continental, di quelle femminili (dal movimento rosa sono arrivate molti appelli anche in considerazione della scarsa attenzione loro riservata in queste difficili settimane), di quelle amatoriali. Tutto il movimento delle due ruote rischia un collasso.

L’Uci ha affrontato subito la questione, ancor prima di stabilire il nuovo calendario. Facendo da mediatore fra squadre e corridori, sono state stabilite linee guida per garantire ai team misure straordinarie per affrontare questo periodo nella speranza che sia limitato nel tempo. In base a questo accordo sono state stabilite dilazioni nei pagamenti degli stipendi senza interessi, tagli degli stessi finché il budget non verrà ribilanciato, ricorso a cassa integrazione o disoccupazione, possibilità di firmare accordi individuali per integrare gli stipendi (un aspetto, questo, molto pericoloso non solo perché innesca competitività e invidie all’interno dello stesso gruppo, ma anche e soprattutto perché va a interessare sistemi di pagamento non sempre alla luce del sole…).

Tutto ciò è sufficiente? Difficile dirlo, soprattutto se scendiamo nella scala gerarchica dei team. A luglio si dovrebbe riprendere con l’attività e ad agosto entrare a pieno regime, ma è difficile nella situazione attuale ipotecare anche il futuro prossimo. Un segnale positivo arriva da molti scienziati e tecnici economici, che nel parlare della famosa “fase 2” propongono (andando anche contro le recenti chiusure a qualsiasi forma di attività fisica volute dagli stessi) l’incentivo all’utilizzo delle due ruote, soprattutto delle bici elettriche per la vita quotidiana. Potrebbe essere un buon impulso al commercio delle stesse, agli introiti delle case produttrici e a cascata un ingresso di liquidità per tutto il movimento. Basterà? Staremo a vedere…

credito foto Cyclingnews

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