A Roglic il Giro della noia

Con la passerella finale allestita a Roma e le premiazioni officiate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è chiuso un Giro d’Italia che alla resa dei conti ha centellinato le sue emozioni. Inutile nasconderlo, le premesse della vigilia che volevano una corsa rosa densa di emozioni sono andate deluse, per tante cause, dai ritiri per covid alle cadute, ma soprattutto con due precise responsabilità: da una parte il disegno di gara schiavo di richieste politiche e attrattive economiche a scapito dello spettacolo (una prima metà Giro quasi priva di salite non si può obiettivamente sopportare), dall’altra il mancato coraggio di molti dei suoi protagonisti. Alla fine le emozioni si sono racchiuse tutte nella cronoscalata del penultimo giorno, davvero troppo poco considerando anche le alte montagne, che hanno visto i più attesi protagonisti correre di conserva.

Una scelta che alla fine non ha pagato per la Ineos Grenadiers, forse la squadra più forte del lotto, che aveva trovato in Geraint Thomas un più che degno capitano, ma il vincitore del Tour 2018 si è dovuto inchinare nella crono finale alla superiorità di Primoz Roglic (Jumbo Visma), alla fine premiato nella sua pazienza e che aggiunge il Giro alle sue tre Vuelta. Lo sloveno ha meritato sì la vittoria per quel che è successo lungo le rampe del Lussari (l’inopinato stop su una canalina che ha fatto sudare freddo i suoi tifosi, rivivendo il dramma del Tour 2020), ma sicuramente non ha convinto in salita, quasi legittimando la scelta della Jumbo di concentrare le attenzioni su Vingegaard per il Tour e offrendo a Roglic un “contentino”.

Terza posizione per Almeida, il portoghese della Uae Team Emirates mostratosi più forte in salita rispetto al passato, ma resta la sensazione che rispetto ai big ci sia ancora un bel divario. Per il resto il Giro va in archivio con buoni risultati per il ciclismo italiano, con vittorie per Milan (la maglia ciclamino segna la sua definitiva esplosione anche come stradista), Dainese e Bais e il quarto posto di Damiano Caruso, ma forse la notizia migliore è la vittoria di tappa e la condotta per tutto il Giro del campione d’Italia Filippo Zana. Chi lo conosce sa, per averlo visto al Tour de l’Avenir, che Zana ha tutto per eccellere nelle corse a tappe, a cominciare dalla testa. Serve solo che la squadra ci creda: il Team Jayco Alula è quello giusto in tal senso?

I PROMOSSI

Primoz Roglic (Jumbo Visma): 8

Il voto alto è d’obbligo per chi vince il Giro, ma la sua condotta nell’arco delle tre settimane, un po’ troppo conservativa, non ha convinto del tutto. Ora ha due grandi giri nel carniere, ma ha ancora chance per il Tour?

Geraint Thomas (Ineos Grenadiers): 8

Erano molti anni che non vedevamo il gallese a questi livelli e pensare che parliamo di un 37enne, considerando il ciclismo moderno che vive di gioventù estrema, è di per sé una buona notizia.

Joao Almeida (Uae Team Emirates): 7,5

Il lusitano ha mostrato grandi progressi in salita e sa correre con grande attenzione. Difficilmente vincerà un grande giro, ma resta un ottimo interprete delle corse a tappe per un team che resta molto Pogacar-dipendente.

Damiano Caruso (Bahrain Victorious): 8

Non ha vinto tappe, ma il siciliano è stato costante e brillante per tutte le tre settimane, dimostrando a 35 anni che il secondo posto del 2021 non era stato casuale. Peccato che l’anagrafe non sia dalla sua parte.

Thibaut Pinot (Groupama FDJ): 7

Grandi onori per il francese, che ha già annunciato il suo ritiro a fine stagione e che ha onorato il Giro come meglio non poteva, vincendo la classifica degli scalatori e portando a casa due secondi posti.

Filippo Zana (Team Jayco Alula): 8

Siamo forse in presenza del primo vero prospetto italiano per le corse a tappe. Al Giro, pur correndo per Dunbar ha saputo ritagliarsi i suoi spazi. Che potrebbe fare con un team WorldTour italiano e costruito anche su di lui?

I BOCCIATI

Ineos Grenadiers: 4

Era la squadra più forte, ma ha corso per tutto il Giro tenendo bloccata la corsa dei big, pur avendo il miglior luogotenente al mondo (De Plus). Se poi la maglia rosa è stata persa sanno con chi prendersela…

Soudal Quick Step: 5

Uscito dal Giro Evenepoel a causa del tampone positivo, la squadra si è sciolta come neve la sole, ma anche prima non aveva dato l’impressione di poter supportare davvero l’iridato. Poi troppe proteste e poche buone azioni.

Lorenzo Fortunato (Eolo Kometa): 4

Che fine ha fatto il Fortunato che era stato protagonista nel 2021? L’approccio al Giro era stato incoraggiante, ma nelle tre settimane non si è mai visto, neanche in fuga. Ridimensionato.

Rcs Sport: 4

Pessima gestione della corsa, sia nel disegno di gara, sia nei rapporti con le squadre e i corridori. Considerando anche quel che sta avvenendo con altre creature organizzative (Giro donne e under 23) non c’è davvero di che essere ottimisti.

CLASSIFICA FINALE

1 Primoz Roglic (SLO-Jumbo Visma)

2 Geraint Thomas (GBR-Ineos Grenadiers) a 14”

3 Joao Almeida (POR-Uae Team Emirates) a 1’15”

4 Damiano Caruso (ITA-Bahrain Victorious) a 4’40”

5 Thibaut Pinot (Groupama FDJ) a 5’43”

I VINCITORI DI MAGLIA

Maglia rosa (Classifica generale): Primoz Roglic (SLO-Jombo Visma)

Maglia Ciclamino (Classifica a punti): Jonathan Milan (ITA-Bahrain Victorious)

Maglia azzurra (Classifica della montagna): Thibaut Pinot (FRA-Groupama FDJ)

Maglia bianca (Classifica dei giovani): Joao Almeida (POR-Uae Team Emirates)

Classifica per società: Bahrain Victorious

foto Roglic in maglia rosa (foto Sirotti)

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