Pogacar, altro trionfo da vero padrone

Ormai è davvero difficile trovare nuovi aggettivi per definire Tadej Pogacar. Tutto dimostra della sua superiorità e non sono solo i numeri (11 vittorie in 17 giorni di gara), quanto quel che si instaura in una corsa con la sua presenza, quando lo sloveno decide di fare sul serio. All’Amstel Gold Race se ne è avuta la riprova: neanche una foratura ai piedi del Kreuzberg l’ha fermato, quando ha deciso di forzare se n’è andato via e gli altri, nella fattispecie il sorprendente irlandese Ben Healy (EF Education Post) e il britannico Tom Pidcock (Ineos Grenadiers) si sono dovuti inchinare semplicemente perché il campione dell’Uae Team Emirates andava troppo forte, per loro come per tutti, in quella come nelle altre corse.

Colpisce il fatto che nelle ore immediatamente precedenti alla gara, a Pogacar sia arrivato un suggerimento da parte di chi meno ci si sarebbe aspettato: Mathieu Van Der Poel, forse in questo momento l’unico in grado di sostenere il suo urto (ma sarà tutto da vedere lo scontro di domenica alla Liegi-Bastogne-Liegi con l’iridato Evenepoel). L’olandese avrebbe suggerito a Pogacar il punto dove sarebbe stato meglio attaccare, il che va anche oltre il giusto rispetto fra simili campioni, sembra quasi una presa d’atto della superiorità anche a scapito della propria squadra.

Pogacar ha fatto il vuoto, solo Healy ha chiuso a un ritardo ridotto, 38”, gli altri oltre i due minuti, compreso il kazako Alexey Lutsenko (Astana) ottimo quinto e reduce dalla vittoria in settimana nel Giro di Sicilia, gara a tappe dove si è rivisto a buoni livelli Vincenzo Albanese (Eolo Kometa) tornato alle gare proprio in questa occasione dopo mesi in panchina per colpa di continui guai fisici. In chiave italiana è stata una settimana che qualche segnale l’ha dato. Lo stesso Andrea Bagioli (Soudal Quick Step) ha portato a casa un bel 6° posto all’Amstel soprattutto grazie alla sua abnegazione e al non volersi mai arrendere.

La notizia più bella però è arrivata dalla Liegi-Bastogne-Liegi per Under 23, con il trionfo di Francesco Busatto, uno dei tanti nostri talenti che per crescere come si deve è stato costretto a emigrare all’estero, alla belga Circus Reuz Technord insieme all’altro azzurro Alessio Delle Vedove. Busatto si è aggiudicato una volata di gruppo dove terzo è stato l’altro italiano Davide De Pretto, punta della nazionale presentata per l’occasione. In Italia i giovani ci sono e sono anche vincenti, il problema è fargli attraversare quel lungo fiume che divide i successi di categoria dall’eccellenza fra gli Elite. Un busillis che, senza un team WorldTour tutto italiano, non si è ancora risolto.

credito (foto Imago)

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