Van Der Poel, parte la caccia al Grande Slam?

Van Der Poel è riuscito dove neanche Merckx riuscì: vincere nello stesso anno Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix. Due corse diversissime fra loro ma conquistate alla stessa maniera, con una prova di forza e arrivo a braccia alzate. Solo in 3 furono capaci di fare altrettanto: il belga Cyrille Van Hauwaert nel lontanissimo 1908, l’irlandese Sean Kelly nel 1986 (come Mathieu capace anche di finire 2° al Giro delle Fiandre, beffato curiosamente dal padre dell’olandese, Adrie Van Der Poel) e il tedesco John  Degenkolb nel 2015, peraltro protagonista anche sulle pietre di domenica e messo fuori gioco da una caduta sulla quale l’Alpecin qualche responsabilità potrebbe averla…

Esattamente com’era avvenuto dopo il Fiandre vinto da Pogacar, anche con Van Der Poel ci si chiede ora se potrà completare il Grande Slam. Gli mancano Liegi e Lombardia, ma come per lo sloveno (anzi forse un po’ di più…) sembrano due ostacoli difficili da superare considerando il suo fisico poco adatto a salite e pendenze prolungate come presentano le due classiche in questione. Colpisce però il fatto che l’olandese sia stato in grado di un tris di risultati simile, in un periodo sicuramente straricco di campioni con una concentrazione di fenomeni che pochissimi altri sport possono offrire in contemporanea.

La vittoria di Van Der Poel è coincisa anche con la sconfitta di Van Aert. Il belga ha provato a contrastarlo in tutti i modi, lo ha seguito quando l’olandese ha provato la soluzione di forza confidando in un testa a testa senza favorito, ma alla fine una foratura lo ha messo fuori gioco, complice anche il perfetto gioco da stopper che Philipsen ha svolto nel gruppetto all’inseguimento. Gruppetto del quale faceva parte anche Ganna che, pur confermando di avere una grande condizione di forma, ha pagato dazio un po’ alla disabitudine a certi sforzi, un po’ alla peggior dimestichezza con la guida della bici. Non è un caso se il podio (VDP, Philipsen, Van Aert) sia composto da gente a suo agio nel ciclocross, vera base tecnica per certe imprese, cosa che in Italia si continua ostinatamente a rifiutare.

La settimana non ha offerto solo la Roubaix. Mentre alcuni grossi calibri come Pogacar, Evenepoel e Roglic preparano la Campagna delle Ardenne (Amstel, Freccia e Liegi nello spazio di una settimana), la maglia gialla dell’ultimo Tour Jonas Vingegaard allunga la sua serie di successi dominando il Giro dei Paesi Baschi esattamente come aveva fatto al Gran Camino, abbinando alla classifica generale tre vittorie di tappa. Il danese è già arrivato a 8 successi in questa stagione e la sensazione è che la sfida con lo sloveno al Tour sarà davvero incertissima, anche se la Parigi-Nizza aveva certificato la provvisoria superiorità di Tadej vincitutto. Bisognerà vedere se gli altri continueranno a vivere quella “inferiority complex” del quale sembrano quasi tutti soffrire, da quando in campo scendono i fenomeni. D’altronde, come detto prima, quando mai ce ne sono stati così tanti e tanto forti?

credito foto (foto Yoan Valat/EPA)

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