Raffrontiamo i tre giri: la corsa rosa per nuovi campioni

Con l‘annuncio del percorso de La Vuelta poco prima di Natale, il quadro complessivo dei tre grandi giri per il 2022 è completo e le squadre possono programmare la loro stagione. Molti punti in comune fra le tre corse, a cominciare dalla partenza sempre da altre nazioni rispetto a quella ospitante, per proseguire con un’altimetria generale decisamente impegnativa. Nella scelta dei team pesa però in Maniera esorbitante il prestigio del Tour de France, che catalizza l’attenzione e calamiterà il meglio degli specialisti, facendo della Vuelta una sorta di banco di rivincita (soprattutto se davvero Pogacar tenterà la doppietta), così facendo il Giro d’Italia diventa una sorta di vaso di coccio, ma dall’altra parte potrebbe essere davvero il trampolino di lancio per nuovi talenti, a cominciare dal danese Vingegaard secondo al Tour di quest’anno.

Iniziamo la nostra disamina proprio dalla corsa rosa, che si correrà dal 6 al 19 maggio partendo dall’Ungheria, che ospiterà le prime tre frazioni. Con i suoi 3.410 km la gara italiana è la più lunga del lotto e anche dal punto di vista altimetrico non scherza, anche perché ancor più che nel passato, chi vorrà eccellere non potrà di certo attendere le Alpi e l’ultima settimana. Troppe le trappole poste lungo il percorso, ma considerare tali arrivo come quello sull’Etna in Sicilia o sul Blockhaus in Abruzzo è anche riduttivo.

Quello del Giro è un percorso per scalatori, considerando anche che a cronometro ci sono appena 26,3 km, mai così pochi dal 1962. L’ultima settimana riserverà i consueti fuochi d’artificio nella sua traversata alpina da Ovest a Est, con Maddalena, Tonale, Mortirolo, la Cima Coppi del Pordoi. Per questo chi vincerà non sarà certamente un corridore di poco conto, ma uno specialista da tenere in considerazione anche in futuro.

Dall’1 al 24 luglio sarà la volta del Tour de France, ossia il terreno della grande sfida fra Pogacar re delle ultime due edizioni, Roglic suo connazionale e Bernal ultimo vincitore del Giro. La Grande Boucle scatterà dalla Danimarca, ma avrà anche altri due slittamenti extraconfine in Belgio e Svizzera. I km totali saranno 3.326 e dopo l’avvio soft sulle pianure danesi le difficoltà non mancheranno, a iniziare dalla classica tappa del pavé nella foresta di Arenberg. Il primo appuntamento su una salita importante sarà l’approdo a La Planche des Belles Filles, ormai abituale per il Tour come elemento principale nel passaggio sul Massiccio del Jura. Poi spazio alle Alpi con Telegraph, Galibier e Granon per una tappa e il giorno successivo ancora Galibier, Croix de Fer e arrivo all’Alpe d’Huez che a noi italiani evoca dolci ricordi. Ai Pirenei l’ultima sentenza con Aspin, Val Louron e nella frazione successiva Aubisque, Spandelles e Hautacam, ma poi ci sarà la classica crono del sabato di 40 km.

Come detto, la Vuelta d’Espana dal 19 agosto all’11 settembre sarà il banco di rivincita. Una corsa particolare quest’anno, con i suoi 3.310 km disegnati attraverso frazioni che non superano mai i 200 km. La corsa spagnola scatterà dall’Olanda, poi al rientro subito sui Paesi Baschi dove le difficoltà non mancheranno. Le tappe di alta montagna sono sette e soprattutto la terza settimana si preannuncia terribile, con le ascese all’Alto de Piornal e Puerto de Navacerrada, ma prima ci sarà la scalata a Sierra Nevada a mettere distanza in classifica. Come si vede, tre giri durissimi, sarà spettacolo assicurato.

credito foto Gazzetta

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