C’era una volta la “Gran Fondo dell’Alto Adige”. Si corse per la prima volta nel 2001 a cura dello stesso Comitato Organizzatore del “Giro delle Dolomiti”, la corsa a tappe per cicloamatori più famosa d’Europa e arrivata quest’anno alla sua 44.ma edizione. Di edizioni, invece, la “Gran Fondo dell’Alto Adige” è riuscita a festeggiarne solo quattro e, per giunta, nemmeno consecutive. Dopo il lusinghiero esordio del 2001, infatti, la manifestazione altoatesina si propose anche nei due anni successivi, il 2002 e il 2003, ma senza raccogliere lo stesso successo della prima edizione. Le cronache narrano che nel 2004 la “Gran Fondo dell’Alto Adige” uscì momentaneamente dal calendario nazionale per ritornarvi nel 2006, prima di eclissarsi del tutto. A onor del vero, l’idea da cui ebbe origine la “Gran Fondo dell’Alto Adige” fu certamente buona e alquanto lungimirante. Si pensò, infatti, che, se continuava ad avere tanto successo una manifestazione come il “Giro delle Dolomiti”, articolata su un’intera settimana di corse su distanze medio/lunghe, avrebbe potuto raggiungere la medesima popolarità anche una corsa di un giorno, purché organizzata con i medesimi standard qualitativi e, soprattutto, ambientata negli stessi, affascinanti contesti dolomitici. Con partenza e arrivo a Bolzano, la “Gran Fondo dell’Alto Adige” infatti venne necessariamente disegnata sui rilievi che fanno da cornice al capoluogo atesino. La prima edizione, disputata il 29 luglio del 2001, proponeva due percorsi. Il più impegnativo, di circa 170 chilometri, era una vera e propria tappa dolomitica, prevedendo lo scollinamento di ben tre passi. Si iniziava con il passo Giovo, preso dal versante di San Leonardo in Passiria, per passare poi ai 2215 metri di altitudine del passo Pennes e per finire con la salita di Auna di Sopra e l’arrivo a Bolzano. Tra salite e saliscendi, il dislivello complessivo di quella prima edizione della “Gran Fondo dell’Alto Adige” arrivava a sfiorare i 4000 metri: davvero tanti, probabilmente troppi, per una corsa che avrebbe voluto proporsi come complementare alla “Maratona dles Dolomites”, nel tentativo di avvicinarne il più possibile i numeri e la popolarità. Purtroppo, nonostante l’esordio ampiamente positivo, la storia della corsa non andò secondo le ottimistiche aspettative dei suoi ideatori, complice anche una situazione meteorologica che non aiutò affatto il buon esito di un paio di edizioni successive alla prima. Il maltempo, infatti, rovinò la festa di granfondisti e di organizzatori sia nel 2002 che nel 2003, riservando alla “Gran Fondo dell’Alto Adige”, benché si fosse in piena estate, domeniche di pioggia e di freddo. E, si sa, che quando fa freddo da quelle parti, fa davvero freddo anche a fine luglio, a tutto discapito di un buon ricordo della corsa e del proposito di ritornarci. E’ vero che anche le primissime edizioni della “Maratona dles Dolomites” furono sotto l’acqua e una addirittura sotto la neve, ma è altrettanto vero che i destini degli eventi, come quelli delle persone, possono seguire strade totalmente diverse nonostante alcuni elementi comuni. A conferma di ciò, la “Maratona dles Dolomites” ha superato le trenta edizioni, mentre della “Gran Fondo dell’Alto Adige”, dopo solo quattro edizioni, non se n’è più saputo niente.

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