La preparazione dei cibi attraverso l’impiego del forno a microonde utilizza una tecnica relativamente recente, che differisce parecchio da qualunque altro metodo di cottura tradizionale. La tecnologia del forno a microonde crea un campo elettromagnetico in grado di provocare delle vibrazioni direttamente sulle molecole di acqua contenute negli alimenti, che, così sollecitati, iniziano a scaldarsi a partire dalla zona centrale fino a quelle più marginali. Partendo dal centro, infatti, il calore si propaga con notevole rapidità verso le parti più esterne del cibo, favorendone una cottura completa, ma non sempre omogenea, dal momento che il “cuore” dell’alimento, in genere, raggiunge temperature più elevate rispetto alle parti “periferiche”. Per rendersene conto, è sufficiente osservare che la superficie dei cibi cotti a microonde non diventa mai croccante. Tant’è vero che per ottenere questo gustoso risultato è indispensabile completare la cottura in un forno elettrico o in uno a gas. Ad ogni modo, anche se non riesce a rendere croccanti i cibi, la cottura a microonde presenta notevoli vantaggi: primo fra tutti la rapidità di preparazione, così apprezzata, ad esempio, da quei ciclisti (e so per certo che ce ne sono) che utilizzano fornetti di questo tipo per scaldarsi un piatto di pasta prima della partenza di qualche Gran Fondo. Dal punto di vista nutrizionale, invece, anche il forno a microonde, come tante altre novità, è stato guardato con qualche timore. In realtà, a tutt’oggi, non c’è motivo di ritenere che questo sistema di cottura induca effetti negativi sugli alimenti. Anzi, le proteine trattate a microonde subiscono una parziale demolizione che le rende più facilmente digeribili. Inoltre, con la cottura a microonde si mantiene inalterato sia il patrimonio di vitamine idrosolubili presenti nei cibi, quali la vitamina C e quelle del gruppo B, sia l’eventuale presenza di minerali. Gli unici effetti negativi possono riguardare i grassi e le vitamine liposolubili, ma si tratta comunque di effetti assai simili a quelli indotti anche da alcuni metodi di cottura più tradizionali.

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