C’era una volta la “Gran Fondo Saeco”. Se ne disputarono tre edizioni, dal 2002 al 2004, nel tentativo di promuovere anche nel mondo dei cicloamatori un marchio industriale che, in quegli anni, era assai affermato in ambito professionistico. Infatti, già dal 1996, l’azienda bolognese, leader nella produzione di macchine per caffè, aveva intrapreso un’importante campagna di sponsorizzazione ciclistica, abbinando il proprio marchio a memorabili vittorie tra i “pro”. Nel 2002, quando si corse la prima edizione della “Gran Fondo Saeco”, erano già alle spalle i tempi delle irresistibili volate di Mario Cipollini che puntualmente coronavano il lavoro dei suoi compagni di team, il famoso “treno rosso” della Saeco. In quel periodo, la leadership era passata nelle mani di Gilberto Simoni che però, all’interno della propria squadra, doveva già stare attento alla concorrenza di un emergente Damiano Cunego. Forte di tanta popolarità nel settore professionistico, nell’ultima domenica di maggio del 2002 venne proposta la prima edizione della “Gran Fondo Saeco”, che, a onor del vero, fu disegnata più con prerogative da Medio Fondo che non da vera e propria Gran Fondo. La proposta organizzativa, infatti, si articolava su un percorso di circa 138 chilometri, tracciato lungo i rilievi attorno alla località di Gaggio Montano, in provincia di Bologna, punto di partenza e di arrivo della manifestazione, nonché sede degli stabilimenti Saeco. Le cronache di allora raccontano che l’edizione di esordio, arricchita tra l’altro dalla presenza di alcuni professionisti, riuscì a contare su un numero apprezzabile di partenti e, quindi, su incoraggianti presupposti di continuità. In effetti, la corsa, che nel frattempo aveva ottenuto l’ammissione a un paio di Circuiti, venne proposta sia nel 2003 che nel 2004, ma senza riuscire a catalizzare su di sé la stessa attenzione dell’esordio. Tant’è che, dopo l’edizione del 2004 che portò all’arrivo del percorso lungo solo poche decine di cicloamatori, la “Gran Fondo Saeco” sparì definitivamente dal calendario.

Credito foto homepage: sagreeborghi.it