Un weekend azzurro da sogno

Erano anni che il ciclismo italiano non viveva un weekend come l’ultimo scorso. Due classiche nel giro di 24 ore, ma più che il prestigio delle vittorie di Davide Ballerini (all’arrivo nella foto della homepage) e Andrea Bagioli, sono le loro modalità ad avere impressionato. Sabato Una splendida edizione dell’Omloop Het Nieuwsblad, resa spettacolare dai ripetuti attacchi sui muri con il campione del mondo Julian Alaphilippe rima a fare il diavolo a quattro e poi mettendosi a piena disposizione di Ballerini per permettergli di giocarsi le sue carte in volata, dove l’azzurro faceva addirittura il vuoto alle sue spalle. Domenica l’altro portacolori della Deceuninck Quick Step (squadra che continua ad essere nettamente la più forte nella gestione delle corse di un giorno) ha primeggiato in solitaria in una spumeggiante edizione della Royal Bernard Drome Classic in Francia, andando a riprendere il russo Vlasov (Astana) sull’ultima asperità per poi andare a vincere.

Perché queste due vittorie, che portano il totale italiano a 11 in questo avvio di stagione, hanno tanto peso? Perché non avendo una squadra italiana nel World Tour, i nostri corridori sono costretti a guadagnarsi spazio e considerazione nei grandi team esteri, perché i ruoli che portino conseguentemente a lottare per vincere sono pochi e negli ultimi anni i corridori nostrani sono sì apprezzati, ma più per essere inseriti come lavoratori, ingranaggi a favore di altri. Ora invece stanno emergendo giovani che possono anche finalizzare il lavoro, come Ballerini e Bagioli hanno fatto, lasciando intendere – loro come anche altri come Moscon autore di un bell’attacco in Belgio o gli stessi Nizzolo e Viviani protagonisti all’UAE Tour – che potranno essere ancora protagonisti nella stagione delle grandi classiche.

La scorsa settimana aveva come evento centrale l’UAE Tour, prima sfida a tappe per il World Tour dove Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha subito messo in chiaro di untare non solo alla riconferma del Tour de France, ma al ruolo di assoluto numero 1 del ciclismo attuale. Lo sloveno ha agito da vero padrone della corsa, dominando in quello che era il suo primo obiettivo stagionale, considerando il suo team di appartenenza. Pogacar, vincendo la frazione più dura e inchinandosi a cronometro al solito Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) ancora straordinario nella sua specialità, ha chiuso con 35” sul britannico Adam Yates (Ineos), apparso rigenerato dalla sua nuova destinazione e 1’02” sul portoghese Almeida (Deceuninck), confermatosi riferimento assoluto per la squadra nelle gare a tappe. Per gli italiani segnali positivi da Damiano Caruso (Bahrain Victorious) e Mattia Cattaneo (Deceuninck) entrambi nella Top 10 finale e da Elia Viviani (Cofidis) che seppur soccombente di fronte agli scatenati Caleb Ewan (Lotto Soudal) e Sam Bennett (Deceuninck) ha mostrato di essere sulla via della iena ripresa dopo i problemi cardiaci avuti d’inverno.

Una citazione di merito va anche ad altri due vincitori nel weekend, il francese David Gaudu (Groupama FDJ) primo nella Faun-Ardeche Classic battendo nello sprint a due l’altra grande speranza francese Clément Champoussin (AG2R La Mondiale) e Mads Pedersen (Trek Segafredo) primo in volata nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne contraddistinta da un attacco da lontano dell’iridato di ciclocross Mathieu Van Der Poel (Alpecin Fenix) che ha fatto esplodere la corsa. Ora spazio alla Parigi-Nizza, che darà importanti indicazioni per la Sanremo insieme alla Strade Bianche di sabato.

Credito foto homepage: cyclingnews.com