Poche per tanti capitani…

Il ciclomercato ha ormai emesso i suoi verdetti, i roster delle principali squadre World Tour sono costruiti, ma a ben guardarli è facile scorgere che le intelaiature sono state congegnate con precise idee, inquadrando gli obiettivi della stagione e orientando la struttura dei team in funzione di essi. Alcune squadre ad esempio sono state studiate pensando prevalentemente ai grandi Giri, dalla corsa rosa al Tour de France, ma anche la Vuelta è ormai diventata un obiettivo che qualifica tutta la stagione, per questo c’è anche chi ha in seno più di un capitano, per tenere sempre qualche asso nella manica.

Iniziamo dall’Ineos Grenadiers che da più tempo di altri interpreta questo modo di pensare. Il team britannico teoricamente voleva fare un po’ di pulizia, rinunciando a Chris Froome non credendo nelle sue possibilità di recupero, invece alla fine ci troviamo con una squadra straricca di punte: Egan Bernal, Richard Carapaz, Tao Geoghegan Hart, Geraint Thomas, tutti corridori che hanno vinto grandi Giri negli ultimi 3 anni, ma con l’aggiunta dell’anziano Richie Porte terzo all’ultimo Tour e pronto a fare da ultimo uomo (come se nella squadra non ce ne fossero…) e il più che promettente Tom Pidcock, che sembra fatto apposta per le tappe di montagna. Senza dimenticare Adam Yates, che cerca il rilancio nella squadra che forse meno di tutte può garantirglielo. E’ chiaro che l’obiettivo è fare tripletta di successi, anche con uomini diversi, ma soprattutto recitare sempre un ruolo da padroni come la Jumbo-Visma non aveva permesso nel 2020, almeno a Tour e Vuelta.

Già il Team Jumbo-Visma. In sede di mercato si è provveduto solo a limare qualcosa, chiamando Tom Oomen, olandese utilissimo nei tapponi di montagna e Edoardo Affini pedina per le cronosquadre. L’esito del Tour dovrebbe aver chiarito le idee ai dirigenti, i tanti capitani vanno distribuiti indirizzando Roglic verso un obiettivo (è chiaramente il Tour del suo riscatto) ma dando anche più responsabilità a Dumoulin, chiamato a dirigere la squadra, con Kruijswik in questo momento un po’ in disparte ma che necessità di un’iniezione di fiducia.

In ordine di grandezza viene poi la Trek Segafredo, chiamata all’ultimo anno di eccellenza per Vincenzo Nibali ma poi giocoforza costretta a una rivoluzione. La partenza di Porte incide poco, probabilmente Vincenzo sarà la punta per il Giro (soprattutto se vorrà poi preparare a dovere le Olimpiadi) e Mollema quella per il Tour, ma attenzione a Giulio Ciccone, che potrebbe recitare un ruolo da protagonista facendo quell’atteso salto di qualità in una grande corsa a tappe.

La UAE Team Emirates si coccola il suo prodigioso Tadej Pogacar e gli affianca un uomo d’esperienza come il polacco Rafal Majka: al Tour 2020 lo sloveno è riuscito a ribaltare il Tour dopo aver non solo perso oltre un minuto nella tappa dei ventagli, ma giocandosi la corsa sempre da solo, su ogni salita. Un fatto che non può ripetersi perché i miracoli non si ripetono. Majka avrà un compito gravoso, ma insieme a lui servirà un cambio di rotta da parte del resto della squadra, con gente come De La Cruz, Polanc, McNulty pronta a supportare il capitano il più possibile.

C’è possibilità d’inserimento in questo poker di squadroni, per puntare quantomeno a un podio? Decisamente sì, è quanto si augura ad esempio la Movistar che ha fatto praticamente pulizia dei suoi leader, Valverde a parte, puntando tutto sul colombiano Miguel Angel Lopez, per il quale è facile presumere un ruolo preminente al Tour mentre Enric Mas potrebbe avere le redini della squadra in un’altra occasione. Lo stesso dicasi dell’Astana, che dopo le ripetute delusioni in sede di grandi Giri da parte di Fuglsang si affiderà al talento del russo Alexander Vlasov, che potrebbe essere la grande sorpresa del 2021.

Credito foto homepage: facebook.com/JumboVismaRoad