La Sanremo dei capolavori, finiti e a metà

Edizione bellissima della Sanremo quella vissuta sabato, con veri capolavori alcuni andati a buon fine (il trionfo di Mathieu Van Der Poel), altri no (la strategia della Uae sul Poggio, qualcosa per fini intenditori). La ribalta spetta meritatamente all’olandese, che durante la settimana precedente si era nascosto alla Tirreno-Adriatico, evitando le sue consuete sparate per pensare solo ad affinare la gamba ancora imballata dopo la lenta ripresa dalla trionfale stagione del ciclocross. Van Der Poel ha riproposto qualcosa che negli ultimi anni non si era visto, la sparata decisiva sul Poggio, capace di scavare un piccolo solco che poi ha legittimato pennellando la discesa come solo chi sa guidare la bici in maniera sontuosa può fare.

Un altro capolavoro è stato quello di Filippo Ganna, che riporta dopo anni l’Italia sul podio. La Sanremo è la dimostrazione più chiara che se l’Ineos Grenadiers comincia a credere nelle sue qualità, puntando su di lui nelle classiche, l’azzurro risponde, mostrando un talento che non è inferiore a quello dei “mammasantissima” del ciclismo moderno. Ganna si è ritrovato in fuga con i tre più grandi e ha commesso un solo errore di valutazione, puntando sulla condizione di forma di Van Aert (che alla Tirreno era sembrato il più in palla) invece che sull’olandese. Non l’ha seguito, ma nello sprint ha mostrato che aveva ancora forze da vendere, staccando addirittura il belga e Pogacar.

Purtroppo il suo secondo posto ha ridato adito alla solita litania sul dualismo pista-strada, con tanti addetti ai lavori che si affrettano a consigliargli di lasciare i velodromi. Ci si dimentica troppo facilmente che se Ganna è così è proprio grazie alla pista, esattamente come Van Der Poel e Van Aert sono così anche grazie al ciclocross. Il piemontese si è sempre saputo dividere fra le due attività, anzi il fatto che privilegi la strada sta penalizzando non poco il quartetto, che nelle prove di Coppa del Mondo (oltretutto qualificative per i Giochi Olimpici) sta rimediando brutte figure. Ma è un prezzo calcolato.

Dicevamo all’inizio della Uae. Pogacar ha chiuso la Sanremo con un quarto posto che fa male, perché questa volta lo sloveno aveva fatto tutto per bene, anzi quel che il suo team ha fatto sul Poggio meriterebbe di essere studiato negli anni come esempio di strategia. Una mossa sicuramente studiata a tavolino, mandando a memoria ogni singolo metro della salita. Ecco quindi che all’altezza della sua metà Trentin, che era intorno alla decima posizione nella lunga fila indiana promossa dallo scatenato Wellens (nuovo acquisto del team che potrebbe benissimo competere per la vittoria in un’altra squadra) si ferma di botto dallo spingere sui pedali. Si crea un buco, chi è dietro non sa che fare e davanti restano in 8 a giocarsi il successo. Nello stesso momento Wellens si fa da parte e Pogacar dà la sua botta, unica rispetto alle 3.4 sgasate dello scorso anno e restano solo i rivali indicati alla vigilia, i due Van insieme allo straordinario Ganna. Poi finisce come si sa.

Ora è già tempo di rivincite, domenica con la Gand-Wevelgem la stagione delle classiche entra nel vivo. La sfida fra Van Der Poel, Van Aert e Pogacar si ripeterà al Fiandre, ma già nella corsa del fine settimana ne sapremo di più su chi può davvero sbancare nella primavera delle classiche.

Credito foto homepage: Fabio Ferrari/LaPresse