Una stagione in archivio

La stagione 2022 del ciclismo è andata ormai in archivio. Le vacanze saranno piuttosto brevi, già a novembre si comincerà a preparare il novo anno considerando il reintegro nel calendario delle gare australiane, quindi bisognerà farsi trovare già pronti. Intanto però è giusto passare in rassegna la stagione appena trascorsa per eleggere promossi e rimandati , in attesa di esaminare come sono andate le cose per le varie squadre.

PROMOSSI

Remco Evenepoel (BEL-Quick Step Alpha Vynil): annunciato come il nuovo Merckx, passato direttamente dalla categoria junior, il belga ha vinto sì negli anni precedenti, ma solamente ora è arrivata la sua consacrazione. Tra Vuelta, classiche e titolo mondiale Evenepoel ha dimostrato di essere un corridore completo, emergendo come il protagonista assoluto dell’anno. Talmente forte che forse è la squadra non attrezzata a supportarlo, per questo probabile che nel 2023 opti per il Giro e non il Tour. D’altronde non ha ancora 23 anni…

Jonas Vingegaard (DEN-Jumbo Visma): molti pensano che più che una sua vittoria, l’ultimo Tour sia stato la sconfitta di Pogacar, ma Vingegaard è un vero cavallo di razza e l’ha dimostrato a fine stagione, sfiorando la vittoria nella Cro Race con un minimo di preparazione nelle gambe, portando comunque a casa due vittorie di tappa. Nel 2023 si concentrerà sul bis in terra francese, d’altronde sembra fortemente orientato verso le corse a tappe.

Wout Van Aert (BEL-Jumbo Visma) si dirà: ma non ha vinto grandi classiche e ha fallito i Mondiali. Eppure la stagione del belga è stata davvero superlativa perché da febbraio a settembre, in 48 giorni di gara, ha portato a casa 9 vittorie e 16 podi. Ma c’è un altro dato che colpisce: il suo altruismo, il come ha preso per mano la situazione al Tour “pilotando” Vingeraard verso la maglia gialla. Un campione purissimo…

Tadej Pogacar (SLO-Uae Team Emirates): pur con 16 vittorie, il 2022 dello sloveno gli lascia l’amaro in bocca per la perdita del trono al Tour. Curiosamente, le fortune di Pogacar si sono avute soprattutto in Italia, dove ha dominato la Strade Bianche, la Tirreno-Adriatico, la Tre Valli Varesine e il Lombardia. Lo sloveno può davvero vincere dappertutto, deve però disciplinare la sua carica agonistica selezionando gli attacchi.

Biniam Girmay (ERI-Intermarché Wanty Gobert): la sua vittoria alla Gand-Wevelgem è stata forse “l’evento” del 2022, se non altro per il peso specifico che può avere nell’evoluzione del ciclismo in nuovi territori. Una vittoria non casuale visto il trionfo nella tappa di Jesi al Giro d’Italia. Sarà importante capire come sarà impiegato il prossimo anno, visto che poi ha collezionato grandi piazzamenti anche nella seconda parte di stagione.

Alejandro Valverde (ESP-Movistar): a 42 anni l’Embatido chiude la carriera con l’ennesima grande stagione. Basti pensare alle piazze d’onore alla Strade Bianche e alla Freccia Vallone oppure al finale di anno in Italia, con 4 classiche dove non è mai andato oltre la sesta piazza. Dietro di lui la Spagna ha intanto costruito una nidiata di nuovi talenti, cosa che noi non siamo riusciti a fare.

RIMANDATI

Julian Alaphilippe (FRA-Quick Step Alpha Vynil): davvero sfortunato il francese che si è visto frenato dagli infortuni e dalle cadute, tanto che si è ricominciato a parlare della “maledizione della maglia iridata”. Dall’estate in poi non ha più trovato il giusto colpo di pedale, chiudendo la stagione con appena 2 vittorie all’attivo. Se avrà finalmente pagato il suo debito alla sfortuna, tornerà protagonista.

Primoz Roglic (SLO-Jumbo VIsma): 5 successi in stagione, ma non è stato certamente il suo anno, tanto che in seno alla Jumbo Visma le gerarchie sono un po’ cambiate e si è parlato anche di una sua partenza. Roglic sconta la mancanza di quelle basi tecniche sulla bici acquisibili da bambino (un po’ lo stesso tallone d’achille di Evenepoel), troppe cadute che hanno cause ben identificabili.

Caleb Ewan (AUS-Lotto Soudal): un paio di vittorie hanno portato il totale a 7 e addolcito un po’ una stagione comunque deficitaria, che alla fine è pesata anche sul computo del team che ha perso il passaporto per il WorldTour. L’impressione è che il corridore tasmaniano cominci ad accusare la lunghezza della carriera, anche se ha solo 28 anni. Già da gennaio lo rivedremo all’opera per ritrovare il feeling con la vittoria.

Mathieu Van Der Poel (NED-Alpecin Deceuninck): è anche vero che il corridore olandese ha portato a casa 7 vittorie compreso il Giro delle Fiandre, ma la sua stagione è stata contraddistinta da troppi scivoloni legati soprattutto a scelte tattiche senza senso, come al Giro d’Italia dove ha perso la possibilità di vincere più frazioni. La brutta pagina legata al Mondiale è stata il degno compendio di un’annata da archiviare al più presto.

Ciclismo italiano: non c’è un nome o una squadra da additare. E’ tutto il movimento che ormai si dibatte in una crisi estrema. Serve sì un team WorldTour, ma non basterebbe se dietro non si crea una filiera che porti i migliori talenti a crescere nella maniera giusta e non li costringa ad andare all’estero per cercare contratti senza possibilità di emergere. Una soluzione è quantomeno lontana.

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