L’ennesima cavalcata vincente di un anno sportivo azzurro che non finisce mai di esaltarci è merito di Sonny Colbrelli, che riporta il ciclismo italiano ai vertici della Parigi-Roubaix 22 anni l’ultimo successo targato Andrea Tafi. La vittoria di Colbrelli non è qualcosa di comune, non è un successo come tanti altri, innanzitutto per come è maturato, perché l’edizione di quest’anno, in un periodo completamente diverso dal solito, è stata all’altezza della sua epica fama, con pioggia incessante, freddo e fango, il che ha significato cadute e continui rimescolamenti in testa alla gara.

Proprio in questo contesto Colbrelli si è scoperto campione, ma soprattutto perfetto interprete di questo particolare tipo di corse: attentissimo tatticamente, sempre nelle prime posizioni. Il corridore della Bahrain Victorious è stato anche bravo a battezzare Mathieu Van Der Poel come il faro della corsa e non Wout Van Aert, ancora una volta battuto più che dagli avversari dalla pressione del pronostico e da una tattica di rimessa che alla fine non ha pagato.

Colbrelli ha seguito le orme dell’olandese, tenendo a suoi terribili scatti e ritrovandosi nel momento decisivo con l’iridato di ciclocross e il belga Vermeesch e il fatto che anche quest’ultimo sia un interprete dell’attività sui prati era un elemento di apprensione nelle fasi finali della corsa, facendo intendere la loro maggior dimestichezza con questo tipo di prova. Invece Colbrelli è rimasto calmo, ha pensato a come impostare la volata al Velodromo non dando scampo ai rivali.

L’azzurro, che corona con questa vittoria una stagione eccezionale con titolo italiano ed europeo e altri successi di spicco, ha sicuramente avuto anche fortuna, innanzitutto soffrendo meno di altri i capricci del tempo e i problemi meccanici (ma questi non arrivano anche per merito di una capacità di guida fondamentale in questo tipo di gare), poi sfruttando al meglio le sfortune altrui. Parliamoci chiaro: a una trentina di km dal traguardo tutto sembrava essersi messo a favore di Gianni Moscon (Ineos Grenadiers) che aveva fatto tutto diligentemente fino ad andare in fuga con un vantaggio che a quel punto era importante, forse incolmabile anche per VDP e Colbrelli. Una foratura e un problema meccanico hanno interrotto la sua cavalcata, ma proprio per questo il suo 4° posto a 44” rappresenta non solo il segno di rispetto che l’uomo ha avuto per la corsa, ma anche la testimonianza che abbiamo davvero ritrovato un interprete sopraffino per le Classiche del Nord.

La settimana ciclistica, conclusa alla grandissima con il trionfo di Colbrelli, aveva già avuto un momento di grande emozione con la straordinaria ultima tappa del Giro di Sicilia, nella quale Vincenzo Nibali con un’azione di quelle che hanno contraddistinto la sua carriera ha ribaltato la classifica conquistando tappa e Giro davanti a un altro “grande vecchio”, lo spagnolo Valverde. Erano oltre due anni che il siciliano non assaporava il dolce gusto del successo, le sue lacrime sincere a fine gara erano un misto di gioia e di malinconia, quasi un saluto verso una carriera che se ne sta andando ma che ancora può regalargli qualcosa di importante, magari dal Lombardia di sabato e poi dalla sua ultima prossima esperienza nel 2022 quando tornerà all’Astana.

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