C’era una volta “La Via dell’Ardesia”. Le ultime tracce di questa Gran Fondo risalgono al luglio del 2002, quando, salvo errori, si disputò la quinta e ultima edizione. Con partenza ed arrivo a Cicagna, in provincia di Genova, la corsa era disegnata nell’entroterra del capoluogo ligure, dove, come sappiamo, non è difficile mettere insieme dislivelli altimetrici di tutto rispetto. E, in questo senso, “La Via dell’Ardesia” non faceva certo eccezione. La corsa, infatti, proponeva due tracciati dal chilometraggio da Medio Fondo, ma dall’altimetria decisamente granfondistica. Il percorso più breve era disegnato sulla distanza di circa 100 chilometri e su un dislivello attorno ai 1500 metri, mentre la Gran Fondo era lunga 130 chilometri, ma proponeva circa 2200 metri di dislivello. Per mettere insieme tutta questa salita gli organizzatori facevano transitare la corsa su parecchi rilievi della provincia genovese. Si iniziava con il Passo della Forcella, si proseguiva con il Passo del Chiodo e quello del Tomarlo, entrambi a circa 1500 metri sul livello del mare, e si finiva con il Passo della Scoglina, a quota 1000 metri di altitudine o poco meno. I resoconti dell’epoca parlano della “Via dell’Ardesia” come di una corsa organizzata con attenzione in ogni dettaglio e con un occhio di particolare riguardo alla sicurezza stradale. Tant’è che proprio il percorso dell’ultima edizione propose importanti modifiche, che portarono gli atleti a pedalare lungo le strade del parco naturale della Val d’Aveto, evitando così alcuni passaggi, come l’attraversamento dell’abitato di Chiavari, che negli anni precedenti si erano rivelati caotici e poco sicuri. Forte di queste prerogative, la corsa trovò un posto di tutto rispetto anche all’interno di importanti circuiti granfondistici di allora. “La Via dell’Ardesia”, infatti, fu per un paio d’anni la “tappa” ligure del Master Tricolore, un circuito che oggi non esiste più, ma che ad inizio millennio conobbe un periodo di notevole popolarità. Poi, il Master Tricolore sparì e anche della “Via dell’Ardesia” non se ne seppe più niente.

Credito foto homepage: motoitinerari.org