Classifiche già scritte e poche emozioni

Il Tour de France, arrivato alla sua ultima settimana, prosegue la sua corsa verso Parigi conscio che i suoi principali verdetti sono stati scritti da tempo. Tadej Pogacar (Uae Team Emirates) ha imposto alla corsa francese una dittatura che non si vedeva da molto tempo: è chiaro che si lotta per il secondo posto (e la battaglia infuria sul filo dei secondi) con lo sloveno che controlla sornione quasi centellinando le energie sapendo che dopo Parigi ci sarà da effettuare un volo verso l’altra parte del mondo per condire la sua supremazia planetaria con l’oro olimpico.

La situazione di classifica ha reso il lavoro della sua squadra ancor più semplice: quando qualcuno va in fuga sono i team dei corridori interessati alla classifica a doversi muovere, Pogacar ha un vantaggio tale (oltre 5 minuti sul secondo, il colombiano Rigoberto Uran dell’EF Education First) da permettergli di restare alla finestra in attesa degli eventi. L’unico al quale dedica attenzione è il danese Jonas Vingegaard (Jumbo Visma), che ha raccolto le redini del team dopo la debacle di Roglic e che è l’unico ad aver minimamente messo in difficoltà Pogacar sulle dure rampe del Mont Ventoux.

Ecco quindi che al Tour emergono altre storie: quella di Mark Cavendish (Deceuninck Quick Step) che a 36 anni si prende il lusso di eguagliare (e probabilmente battere) il record di tappe vinte di Eddy Merckx, grazie anche a una concorrenza di velocisti sfaldatasi strada facendo; oppure quella di Mattia Cattaneo, suo compagno di colori, che si sta inventando corridore da grandi giri lottando per entrare nella Top 10, obiettivo che aveva centrato alla vigilia dei Pirenei spendendo però troppo in fuga e pagando dazio sulle prime montagne. Sarà difficile recuperare 4 minuti allo spagnolo Pello Bilbao (Bahrain Victorious), ma intanto ha saputo colorare d’azzurro un’edizione che aveva solo 9 corridori italiani al via.

Tra questi anche Vincenzo Nibali, andato avanti per due settimane alla ricerca della condizione giusta per Tokyo. Ha partecipato a un paio di fughe, sui Pirenei è stato parzialmente protagonista finendo 11° nella tappa di Andorra vinta dall’americano Sepp Kuss (Jumbo Visma). Sicuramente il corridore siciliano della Trek Segafredo arriva a Tokyo con una condizione migliore di quella messa in mostra al Giro, ma pensarlo in lotta per una medaglia fa parte più dei sogni utopistici che delle legittime speranze. Cassani ha comunque in mano un’arma in più, che ha legittimato la sua convocazione, vedremo come saprà usarla.

Credito foto homepage: cyclingnews.com