Anche in Francia è dominio Ineos

Archiviato ormai il Giro d’Italia, il mondo del ciclismo è già proiettato verso il prossimo Tour de France che inizierà il 27 giugno. Al Giro del Delfinato come sua tradizione era dato il compito di fornire indicazioni sulla prossima Grande Boucle e la corsa a tappe francese non ha mancato di fornirle, pur in assenza dei due sloveni Tadej Pogacar e Primoz Roglic che saranno i più attesi protagonisti sulle strade transalpine.

Il primo segnale arrivato è l’assoluta padronanza che la Ineos Grenadiers è in grado di assumere, come ha fatto nella corsa rosa, attraverso un nuovo modo di concepire il suo sviluppo, lasciando massima libertà di espressione alle altre squadre ma tenendo sempre ben salde le redini della classifica. Si pensava che il team britannico corresse per Geraint Thomas, che ha dato una straordinaria dimostrazione aggiudicandosi la quinta tappa anticipando la volata con un bellissimo colpo di mano. Invece il gallese ha poi tirato i remi in barca lavorando in funzione di Richie Porte, l’australiano confermatosi re in questo tipo di corse con durata limitata. Porte aggiunge così una nuova perla alla sua collezione e garantisce il suo aiuto per il Tour, dove la Ineos schiererà una tale concentrazione di stelle (Thomas, Carapaz, Geoghegan Hart, lo stesso Porte) da rischiare conflitti interni.

Chi ha ben impressionato è stato Alexey Lutsenko, giunto a 13” dall’australiano ma con in dote la vittoria di forza nella quarta frazione. L‘Astana questa volta è pronta a scommettere sul suo kazako, che sembra finalmente maturato per competere ad alto livello anche in un grande giro, resta però sempre l’incognita della sua resistenza, mai sembrata sufficiente per una corsa di tre settimane. Quella resistenza che invece ha già dimostrato Wilco Kelderman, l’olandese terzo al Giro 2020 che in Francia ha chiuso 4° a 33” da Porte pur senza mettersi in particolare evidenza. La Bora Hansgrohe ha scommesso su di lui già lo scorso anno e l’arancione è pronto a dare le risposte attese.

Al Delfinato si è rivisto a sprazzi un buon Fabio Aru (Qhubeka Assos), ma da qui a parlare di sua ritrovata competitività ce ne corre. Sicuramente la sua condizione è parsa in crescita e al Tour potrebbe anche puntare a qualche tappa, magari per instillare in Cassani l’idea di una sua convocazione per la gara olimpica di Tokyo.

Per il resto la settimana è vissuta su alcune semiclassiche, a cominciare dal GP Cantone d’Argovia che nel secolo scorso era appuntamento privilegiato per chi non correva il Tour. La gara elvetica ha solitamente avuto un esito in volata, ma questa volta lo sprint è stato anticipato dalla fuga di un terzetto, regolato allo sprint dall’olandese Ide Schelling (Bora Hangrohe) davanti al portoghese Rui Costa (Uae Team Emirates) e al colombiano Estevan Chaves (BIkeexchange) vanificando così il lavoro della Qhubeka Assos per Giacomo Nizzolo, finito quarto. Continua invece a raccogliere vittorie Tim Merlier, il belga dell’Alpecin Fenix primo all’Elfstedenronde e che punta al Tour per abbinare una vittoria in terra francese a quella al Giro d’Italia e magari poi dirigersi sulla Vuelta, lo stesso programma di Caleb Ewan.

Credito foto homepage: cyclingnews.com