Oltre tre settimane di gara hanno confermato come il Giro d’Italia resti una pietra miliare del ciclismo mondiale, per molti versi più tecnicamente valido anche del Tour de France, che molto vive d’immagine, ma che spesso soffre a causa di percorsi un po’ scontati. La corsa rosa si è confermata ricca di emozioni, mai come quest’anno dove la mancanza di una squadra-controllore (la Ineos ha scelto infatti un’altra tattica per proteggere Bernal) ha permesso a molte fughe di andare in porto. Non è un caso se ben 14 formazioni in gara abbiano potuto festeggiare almeno un successo di tappa. Proviamo allora a mettere un sigillo a questo Giro eleggendo i principali promossi e bocciati della rassegna.

PROMOSSI

Innanzitutto Egan Bernal, a dispetto o forse proprio per la piccola crisi vissuta a Sega di Ala. Il colombiano poteva anche andare alla deriva, allargare quella ferita apertasi nella sua autoconsapevolezza nel Tour dello scorso anno, invece ha saputo gestirsi e pilotare Martinez che aveva perso un po’ la bussola dietro gli attacchi di Yates. Bernal sapeva di avere una condizione in leggero calo e ha saputo controllare la corsa impedendo agli avversari di insidiarlo. La Ineos Grenadiers era sicuramente la squadra più forte, votata al suo capitano come raramente è accaduto in passato: ora la palla passa a Thomas e Carapaz per il Tour e ad Adam Yates (e Pidcock?) per la Vuelta, l’obiettivo è fare filotto di successi.

Promosso col massimo dei voti, anche più di Bernal, è Damiano Caruso, che ha saputo raddrizzare la barca della Bahrain Victorious dopo terribili mazzate della sorte, sotto forma dei ritiri di Landa e Mohoric. Il siciliano si è erto a capitano, con Bilbao fido luogotenente, controllando gli avversari e sapendosi gestire fino a piazzare la stoccata nell’ultima tappa alpina. È il suggello a una carriera spesso passata sottotraccia, quando nelle sue presenze al Tour aveva dimostrato di saper correre un grande giro non solo come aiutante.

Un voto alto spetta sicuramente a tutto il ciclismo italiano: non sono tanto le prestazioni di Caruso o le due vittorie a cronometro di Ganna a rimanere nella memoria, quando l’autorità e la qualità messe in mostra da molti giovani, come Fortunato e Vendrame vincitori di tappa, ma meritano una citazione anche Aleotti e Covi, spesso all’attacco, oppure Affini sempre più il Ganna della Jumbo Visma. Il talento nel ciclismo italiano c’è, quel che manca è uno strumento per mostrarlo, ecco perché serve come il pane una squadra World Tour…

Una citazione speciale la meritano anche Geoffrey Bouchard (AG2R) che ha saputo focalizzarsi verso la conquista della classifica dei GPM e Peter Sagan (Bora Hansgrohe) primo nella classifica a punti suo obiettivo sin dall’inizio del Giro, ma anche Simon Pellaud, svizzero della Androni Sidermec che ogni mattina si è lanciato in fuga, con tanti o pochi compagni d’avventura, mostrando un coraggio e una resistenza che avrebbero meritato anche maggior fortuna.

BOCCIATI

Il primo nome potrà sorprendere: Simon Yates. Come, il terzo del Giro? Parliamoci chiaro: il britannico da anni bazzica nelle grandi corse a tappe puntando al bersaglio grosso, ma non riesce mai a trovare la quadra e forse al Giro si è capito il perché: non riesce ad avere quella continuità necessaria per emergere al massimo livello. Una volta è il freddo a metterlo in difficoltà, un’altra è la mancanza di recupero palesata all’Alpe di Motta dopo la vittoria del giorno prima. Per vincere un Giro o un Tour serve ben altro.

Bocciata senza appelli la condotta della Deceuninck Quick Step, che già prima della partenza da Torino aveva dimostrato di voler puntare su Evenepoel a dispetto della sua inesperienza unita a un anno di totale inattività agonistica. Il talentuosissimo belga ha confermato di valere, e tanto, ma anche che serve tempo per poter competere ai massimi livelli in un grande Giro e inoltre qualcosa andrebbe fatto per migliorare la sua capacità di guida, che rispetto a corridori come Bernal è enormemente inferiore per il fatto che ha iniziato ad andare in bici molto tardi e senza passare per le discipline propedeutiche, ormai irrinunciabili. Ne ha fatto le spese Almeyda, portoghese che avrebbe potuto anche puntare al podio in altre situazioni, ma ormai nel team belga è già visto come un pesce fuor d’acqua…

Una bocciatura spetta anche, per motivi diversi, ai due velocisti più attesi: Caleb Ewan e Dylan Groenewegen. Dell’australiano non è piaciuto l’atteggiamento sussiegoso avuto finché è stato al Giro, già sicuro di lasciarlo anzitempo mettendo come scusa una fantomatica caduta in camera. Due vittorie le sue che non cancellano la negativa impressione di semplice cacciatore di tappe. Peggio è andata a Dylan Groenewegn, l’olandese che prima della pandemia era veramente nel ristrettissimo gotha dei più forti, ma quello al Giro era una pallida controfigura di se stesso, forse ancora prigioniero di quanto avvenuto lo scorso in Polonia, quell’incidente con Jakobsen dal quale psicologicamente sembra non essersi ripreso.

CLASSIFICA GENERALE

1 Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

2 Damiano Caruso (ITA-Bahrain Victorious) a 1’29”

3 Simon Yates (GBR-Team Bikeexchange) a 4’15”

4 Alexandr Vlasov (RUS-Astana Premier Tech) a 6’40”

5 Daniel Felipe Martinez Poveda (COL-Ineos Grenadiers) a 7’24”

LE MAGLIE

Maglia rosa (classifica generale): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

Maglia ciclamino (classifica a punti): Peter Sagan (SVK-Bora Hansgrohe)

Maglia azzurra (classifica del GPM): Geoffrey Bouchard (FRA-AG2R Citroen)

Maglia bianca (classifica dei giovani): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

Giro d’ Italia 2021 – 104th Edition – 21th stage Senago – Milano 30,3 km – 30/05/2021 – Geoffrey Bouchard (FRA – AG2R Citroen Team) – photo Dario Belingheri/BettiniPhoto©2021

I VINCITORI DI TAPPA

Torino-Torino (crono di 9 km): Filipo Ganna (ITA-Ineos Grenadiers)

Stupinigi-Novara (173 km): Tim Merlier (BEL-Alpecin Fenix)

Biella-Canale (187 km): Taco Van Der Hoorn (NED-Intermarché Wanty Gobert)

Piacenza-Sestola (186 km): Joseph Lloyd Dombrowski (USA-Uae Team Emirates)

Modena-Cattolica (171 km): Caleb Ewan (AUS-Lotto Soudal)

Grotte di Frasassi-Ascoli Piceno (150 km): Gino Mader (SUI-Bahrain Victorious)

Notaresco-Termoli (178 km): Caleb Ewan (AUS-Lotto Soudal)

Foggia-Guardia Sanframondi (173 km): Victor Lafay (FRA-Cofidis)

Castel di Sangro-Campo Felice (160 km): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

L’Aquila-Foligno (140 km): Peter Sagan (SVK-Bora Hansgrohe)

Perugia-Montalcino (163 km): Mauro Schmid (SUI-Qhubeka Assos)

Siena-Bagno di Romagna (209 km): Andrea Vendrame (ITA-AG2R Citroen)

Ravenna-Verona (197 km): Giacomo Nizzolo (ITA-Qhubeka Assos)

Cittadella-Monte Zoncolan (205 km): Lorenzo Fortunato (ITA-Eolo Kometa)

Grado-Gorizia (145 km): Victor Campenaerts (BEL-Qhubeka Assos)

Sacile-Cortina d’Ampezzo (212 km): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

Canazei-Sega di Ala (193 km): Daniel Martin (IRL-Israel Start-Up Nation)

Rovereto-Stradella (228 km): Alberto Bettiol (ITA-EF Education First)

Abbiategrasso-Alpe di Mera (178 km): Simon Yates (GBR-Team Bikeexchange)

Verbania-Alpe Motta (164 km): Damiano Caruso (ITA-Bahrain Victorious)

Senago-Milano (cronometro di 29,4 km): Filippo Ganna (ITA-Ineos Grenadiers)

Credito foto: bettini_photo