Si parlerà a lungo di tutto quel che è successo nel giorno di Cortina, quello che doveva essere il tappone alpino del 104° Giro d’Italia è stato ridisegnato prima della partenza, togliendo Fedaia e Pordoi, le due montagne più importanti e lasciando solo il Giau. Sessanta km tolti dal Giro per paura del maltempo e soprattutto dei rischi in discesa, accontentando le richieste dei corridori. A conti fatti la scelta va considerata oculata, troppi d’altronde i momenti brutti che questo Giro ha già attraversato. A ben guardare poi, è bastato il Giau per ridisegnare la corsa, dandole quella che probabilmente sarà la sua versione definitiva.

Dopo la fuga di giornata che questa volta ha interessato anche Vincenzo Nibali (Trek Segafredo) che ha provato a mettere una propria firma in un Giro nato male, sulla principale montagna di giornata l’EF Education First ha provato a mandare in crisi la maglia rosa Bernal per favorire un attacco del proprio capitano Hugh Carthy. Ne hanno fatto le spese prima Vlasov (Astana) anche a causa di un problema tecnico alla bici e poi Yates (Team Bikeexchange) sempre in difficoltà con il freddo, ma non il colombiano della Ineos, che anzi se n’è andato in progressione. Voleva vincere almeno una tappa con la maglia rosa indosso e l’ha fatto da par suo, dimostrando che la sua superiorità su tutti gli avversari è schiacciante.

La tappa di Cortina ha confermato anche l’estrema affidabilità di Damiano Caruso (Bahrain Victorious) che ha saputo dosare le energie col bilancino, scollinando in seconda posizione mantenendo poi il distacco da Bernal. Su di lui è rinvenuto uno splendido Romain Bardet (Team Dsm), che da tanto tempo non era così brillante e che può legittimamente puntare al podio, ma per il siciliano la terza piazza vale comunque il secondo posto in classifica, un capitale da difendere con i denti. Benino anche Ciccone (Trek Segafredo), forse non così effervescente come si voleva ma comunque rimasto con Carthy e Almeida (Deceuninck Quick Step) guardando soprattutto a chi era dietro.

La classifica dice che ormai Bernal non ha più avversari se non se stesso. In che senso? Il Giro presenta sempre qualche incognita, soprattutto quando dopo una tappa così dura c’è una giornata di riposo che potrebbe inquinare i muscoli. La tappa di mercoledì con arrivo a Sega di Ala sarà quindi decisiva per il colombiano della Ineos Grenadiers, che comunque sta dimostrando che il Tour vinto nel 2019 non era stato casuale e fa già pregustare una sfida testa a testa con l’altro giovane talento attuale, Tadej Pogacar (Uae Team Emirates), magari alla prossima Vuelta di settembre.

CLASSIFICA GENERALE

1 Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

2 Damiano Caruso (ITA-Bahrain Victorious) a 2’24”

3 Hugh Carthy (GBR-EF Education First) a 3’40”

LE MAGLIE

Maglia rosa (classifica generale): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

Maglia ciclamino (classifica a punti): Peter Sagan (SVK-Bora Hansgrohe)

Maglia azzurra (classifica del GPM): Geoffrey Bouchard (FRA-AG2R Citroen)

Maglia bianca (classifica dei giovani): Egan Bernal (COL-Ineos Grenadiers)

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