Certe volte il destino ripaga tutto in una volta: quando si parla di Gino Mader, lo svizzero vincitore in solitudine della sesta tappa con arrivo ad Ascoli Piceno, la mente va alla penultima tappa della recente Parigi-Nizza, quand’era a pochi metri dal traguardo ma si ritrovò superato dal leader della classifica Primoz Roglic, che poi il giorno dopo avrebbe però pagato dazio con una caduta costatagli la corsa. Mader ci ha riprovato e questa volta gli è andata bene, perché la Bahrain Victorious gli ha costruito intorno una corsa su misura, perfettamente gestita a livello tattico. Se si parla di destino, non si può poi dimenticare la caduta costata ieri il Giro al capitano della Bahrain Mikel Landa: ora la squadra è guidata da Damiano Caruso, ancora puntuale nelle prime posizioni. La vittoria di Mader è la miglior iniezione di fiducia che il team potesse avere, ce n’era bisogno.

Dietro Mader si è capito che la corsa attualmente vede come principali candidati alla vittoria tre giovani: Remco Evenepoel (Deceuninck Quick Step), Egan Bernal (Ineos Grenadiers) e Alexander Vlasov (Astana). Diciamolo subito: è impressionante vedere il belga correre con tale piglio alla sua prima grande corsa a tappe e dopo quasi un anno di inattività. Certo, le pecche di esperienza ancora ci sono e sono proprio quelle che fanno pendere attualmente l’ago della bilancia su Bernal, che con il suo attivismo si sta guadagnando altre simpatie da parte dei tifosi. Ma attenzione al russo, perché si sa gestire bene. Insomma, si preannuncia un grande Giro.

Molti dicevano che la tappa del San Giacomo avrebbe fatto danni e, complice il maltempo, è stato effettivamente così: si è capito ad esempio che Simon Yates (Bikeexchange) non è al massimo della forma e continua a perdere secondi che alla fine potrebbero pesare; si è capito anche che abbiamo due capitani italiani che puntano alla classifica, il già citato Caruso che sta correndo con grande acume mentale e Giulio Ciccone (Trek Segafredo) sempre all’attacco e che forse avrebbe bisogno di maggiore aiuto da parte di Nibali e Mollema, ma lo Squalo per ora fa quel che la condizione e il fisico gli permettono dopo i guai al polso. E’ un Giro comunque in piena evoluzione, impossibile dire ora dove si arriverà.

Un piccolo particolare: chi è l’attuale maglia rosa? La risposta è: Attila Valter, 22enne ungherese (e questa è una novità assoluta nel panorama ciclistico) da quest’anno alla Groupama FDJ, vincitore lo scorso anno del Giro d’Ungheria. Una meteora? Per la vittoria forse sì, ma attenzione: è uno che va forte anche a cronometro…

LA TAPPA DI DOMANI

Si va da Notaresco a Termoli, attraverso 181 km e apparentemente potrebbe sembrare un’altra tappa per velocisti ma non è assolutamente detto perché lo strappetto posto poco prima del traguardo potrebbe essere ideale per un colpo di mano e sicuramente metterà in crisi molti treni. Sono solo 200 metri, con pendenze attorno al 10-12% ma considerando che dopo ci sono alcune curve ad angolo retto e un restringimento di carreggiata a 800 metri dal traguardo, ecco che la costruzione della volata diventa estremamente complicata. Restiamo comunque dalla parte degli sprinter, soprattutto chi sa adattarsi nella costruzione di una volata estemporanea, magari senza gregari e chi meglio di Caleb Ewan? Oppure è il giorno di Viviani con tappa e maglia ciclamino?

credito foto Gazzetta

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