Saranno in tanti i direttori sportivi che stasera negli hotel delle squadre alzeranno la voce, soprattutto per quei team che potevano giocarsi la vittoria in volata: la frazione di Canale si è invece conclusa con una grande sorpresa, la vittoria del 27enne olandese Taco Van Der Hoorn, con 5 vittorie in carriera dal 2015, ultimo rimasto della fuga di giornata. Le squadre di chi poteva puntare allo sprint, per lo meno per quelli rimasti in gruppo dopo una frazione mossa e meno tranquilla di quel che si poteva pensare, hanno sottovalutato il corridore dell’Intermarché Wanty Gobert, la squadra francese che finalmente ha potuto cogliere una vittoria in questa stagione. 

In fuga erano andati in 8, tra cui anche gli italiani Samuele Zoccarato (Bardiani CSF Faizané), Samuele Rivi e di nuovo Vincenzo Albanese (Eolo Kometa), sembrava la classica azione per smuovere le acque, ma il gruppetto ha continuato a lavorare con la collaborazione che durata fino alla fase finale, quando il percorso di continui saliscendi ha frantumato la loro azione. Il problema è stato che da dietro si è temporeggiato troppo, anche quando sulla salita di Guarene sono partiti Giulio Ciccone (Trek Segafredo) che sente profumo di Sestola dove si rivelò al mondo cinque anni fa e Tony Gallopin (AG2R Citroen), arrivati a una quindicina di secondi dall’olandese, ma senza le forze soprattutto mentali per chiudere l’ultimo buco.

Van Der Hoorn ha continuato a spingere e quando i treni dei velocisti si sono messi davvero in moto, non c’era abbastanza spazio per chiudere il buco. L’olandese è andato così a prendersi una meritata vittoria, mantenendo 4” sul gruppo regolato da Davide Cimolai (Israel Start-Up Nation) su Sagan (Bora Hansgrohe) e Viviani (Cofidis), all’arrivo davvero delusi per il tanto lavoro andato in fumo.

Un’evoluzione della tappa che conferma come a questo Giro, almeno per ora, non ci sia un padrone, non solo come corridore ma anche come squadra, nessuno vuole prendere in mano il pallino del gioco. Le cose cambieranno domani?

LA TAPPA DI DOMANI

Il primo redde rationem: in altro modo non si potrebbe considerare la quarta tappa del Giro, con i suoi 188 km da Piacenza a Sestola, perché il suo arrivo in salita chiama a raccolta tutti coloro che puntano alla vittoria finale. La storia della corsa rosa insegna che il primo traguardo per scalatori dà sempre un’immagine molto chiara su chi saranno i protagonisti della sfida, chi emergerà sulla salita appenninica avrà un ruolo di primo piano, anzi potrebbe anche dare un colpo durissimo, come fece ad esempio Carapaz nel 2019. 

Una tappa divisa in due parti: fino a Parma si viaggerà di conserva, senza asperità, poi le brevi ascese di Carpineti e Montemolino, entrambe con però pendenze oltre il 10%, aperitivo alle salite vere, il Colle Passerino di 4,3 km con punte al 14% e infine l’arrivo in salita di Sestola, parzialmente su pavé. Su chi puntare? E’ un traguardo per scattisti e le ultime indicazioni ci spingono a puntare su una coppia spagnola: Mikel Landa (Bahrain Victorious) e forse ancor di più Marc Soler (Movistar), ma in redazione si pensa anche a Vlasov o il nostro Bettiol.

Credito foto: cyclingnews.com