Pogacar, un campione di tutti

Una Liegi-Bastogne-Liegi dall’andamento un po’ atipico ha premiato alla fine Tadej Pogacar regalandogli non solo la prima Classica Monumento, ma elevandolo a indiscusso numero 1 del ciclismo attuale, capace di dominare su ogni campo: le gare a tappe come le prove d’un giorno. Un campione in grado di attirare su di sé il tifo di tantissimi appassionati a prescindere dalla loro provenienza geografica.

Una Doyenne particolare, basti pensare che quando su La Roche aux Fauçons è nata l’azione decisiva, a muoversi sono stati due uomini, Pogacar stesso e il campione del mondo Alaphilippe (Deceuninck Quick Step), che avevano speso più degli altri in precedenza, costretti a recuperi affannosi dopo una foratura il primo e un momento di crisi il secondo. Eppure erano pronti, quando la gara si è accesa, andando in fuga con il canadese Woods (Israel Start U Nation), il sempre più convincente francese David Gaudu (Groupama FDJ) e l’eterno Alejandro Valverde (Movistar).

Molti hanno sperato che per il quarantunenne Valverde il tempo potesse fermarsi all’improvviso, regalandogli la quinta vittoria alla Liegi. Solo 5 anni fa lo spagnolo sarebbe stato dominatore dello sprint finale, ma l’età è un fardello troppo pesante e sul rettilineo d’arrivo era visibile come l’iberico fosse ormai scarico dopo le fatiche sopportate. Messo in testa dalla sagacia tattica degli altri, ha lanciato la volata nella quale da dietro sono emersi prima Alaphilippe, poi Pogacar, il più in palla di tutti. Per il campione del mondo l’ennesima piazza d’onore, poi Gaudu, Valverde e Woods, con lo svizzero Hirschi (Uae Team Emirates) primo nella volata degli inseguitori.

Italiani ancora una volta comprimari? A guardare l’ordine di arrivo sì, ma due uomini meritano una citazione particolare. Il primo è Lorenzo Rota (Intermarché Wanty Gobert), il più tenace tra i fuggitivi della prima ora, il secondo è Davide Formolo (Uae Team Emirates) che per Pogacar si è rivelato una pedina fondamentale. Sua infatti è stata la progressione che ha consentito a pochi km dal traguardo di riprendere l’ecuadoriano Richard Carapaz, mandando così in frantumi la tattica della Ineos Grenadiers che aveva lavorato duramente per permettergli di tentare l’azione di forza e scardinare le strategie altrui. In contropiede è partita la fuga decisiva e Pogacar era pronto a salire a bordo, premiando il lavoro del compagno di squadra che ancora una volta ha dimostrato di saper correre benissimo la Liegi, dov’era stato secondo nel 2019. Certo, un po’ poco per un ciclismo italiano ma per ora bisogna sapersi accontentare.

Credito foto: cyclingnews.com