Non solo Tour de France. L’attività professionistica post Europei propone molti eventi di primo piano, permettendo a tutti coloro che non sono alla Grande Boucle di preparare al meglio sia i Mondiali che la successiva fase stagionale, che proporrà in parallelo le altre grandi prove a tappe e le classiche del calendario franco-belga. A proposito di Belgio, proprio in coincidenza con l’avvio del Tour si è disputata la Brussels Cycling Classic, che altro non è se non la diretta emanazione della Parigi-Bruxelles, nel secolo scorso una delle grandi classiche del calendario autunnale, ma soprattutto una delle poche occasioni per i velocisti di conseguire una vittoria di prestigio al di fuori delle corse a tappe. Volata quindi a ranghi compatti con beffa per il vicecampione italiano Davide Ballerini (Deceuninck QuickStep) che dopo aver pilotato Nizzolo verso il titolo europeo voleva assaggiare da solo il più alto gradino. A beffarlo è stato un corridore più conosciuto dalle platee del ciclocross, il belga Tim Merlier (Alpecin Fenix), uno dei tanti che abbinano con successo più specialità ciclistiche. Terzo un altro pezzo da novanta delle volate, il francese Nacer Bouhanni (Arkea Samsic).

Attività senza sosta in Italia: si è cominciato a Pescara con il Trofeo Matteotti, primo centro stagionale per Valerio Conti (Uae Team Emirates) che tenendo sempre l’iniziativa nella corsa ha battuto in uno sprint ristretto lo spagnolo Diego Hernandez Rubio (Burgos Bh) con Daniel Savini (Bardiani Csf Faizané) terzo a 4”. Il giorno dopo Memorial Marco Pantani tra Castrocaro Terme e Cesenatico, con soluzione a ranghi compatti favorevole a Fabio Felline (Astana) primo davanti al brutannico Ethan Hayter (Team Ineos) e al bielorusso Aleksandr Riabushenko (Uae Team Emirates). Neanche il tempo di rifiatare e via per la 4 giorni della Settimana Coppi e Bartali in terra emiliana: una sfida rivelatasi molto interessante perché ha fatto emergere nuovi talenti per le corse a tappe e in quest’ottica va vista con grande soddisfazione la continua crescita di Andrea Bagioli (Deceuninck QuickStep) vincitore di una frazione e alla fine battuto per un solo secondo da Jhonatan Manuel Narvaez Prado (Team Ineos), nuovo nome ecuadoregno che si è posto sulle tracce del suo più famoso connazionale Richard Carapaz, vincitore dell’ultimo Giro.

Spazio poi alla Tirreno-Adriatico, che cambiando stagione non ha minimamente mutato le sue caratteristiche: se normalmente è la prova di lancio verso la Sanremo, questa volta ha permesso a chi non era al Tour di preparare al meglio i Mondiali e il successivo Giro d’Italia. Al di là della classifica quel che è emerso è soprattutto un ciclismo italiano che continua ad arrancare (a parte un mostruoso Filippo Ganna nella cronometro, forse la vera carta da giocare nella kermesse mondiale nella gara contro il tempo), dietro un Nibali in evidente ritardo di condizione che, si spera, sia dovuto ancora alla mancata assimilazione dei lavori in altura successivi al Lombardia. Il tempo però stringe e, se per il Giro si può ancora sperare, per i Mondiali il Ct Cassani dovrà davvero inventarsi qualcosa per rendere competitiva una nazionale quasi del tutto priva di punte adatte al percorso imolese. In ottica Mondiali escono alla grande Mathieu Van Der Poel, devastante a Loreto dove si è ben distinto Matteo Fabbro (che sia finalmente lo sbocciare di questo talentuoso scalatore?), il canadese Matthew Woods da tenere d’occhio in ottica iridata, il russo Aleksandr Vlasov che continua a stupire e naturalmente coloro che hanno lottato per la vittoria finale, il vincitore Simon Yates, britannico della Mitchelton Scott che nella crono conclusiva ha difeso 17” nei confronti del connazionale Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) e 39” sul polacco Rafal Majka (Bora Hansgrohe).

Credito foto: Bettiniphoto

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