Il re è morto? AI Pirenei la sentenza finale

A una settimana dalla sua conclusione il Tour de France ha rivoluzionato la sua classifica e si appresta a un sempre più probabile cambio della guardia. La maglia gialla è saldamente in mano al danese Jonas Vingegaard, per molti meriti suoi ma anche per evidenti errori commessi da Tadej Pogacar, che ora insegue a 2’22”. Un distacco colmabile, questo è certo, ma solamente se lo sloveno saprà mettere a fuoco che cosa non ha funzionato finora.

Il due volte vincitore del Tour è affondato nella tappa del Col du Granon, cotto dal caldo e vittima di una crisi di fame, la sua ascesa finale è stata un calvario, vedendo tanti suoi rivali sfilargli accanto per togliergli quell’aura di imbattibilità. Colpa di una giornata storta? Forse, ma anche di una condotta di gara non irreprensibile, nella quale Pogacar ha speso tante energie per ottenere solo le sconfitte dei rivali, senza accumulare tanto vantaggio, sprintando addirittura per pochi secondi, indispettendo più di un corridore e addetto ai lavori. Si parla tanto di ciclismo spettacolo, di campioni che vanno sempre all’attacco anche senza una strategia definita (che senso aveva la fuga iniziale di Van Aert nella tappa di Carcassonne?), ma alla lunga tutto questo correre senza un costrutto viene a noia.

Finora Vingegaard ha fatto il suo: sul Granon ha dato fondo alle sue energie con una scalata poderosa fino all’ultimo centimetro, ora però dovrà correre in difesa considerando anche che non avrà dalla sua parte Roglic, fondamentale in quella stessa tappa con i suoi attacchi iniziali che avevano fiaccato il connazionale. Jumbo Visma e Uae Team Emirates sono a pari numero di corridori considerando i ritirati, la sensazione è che si passerà attraverso un vero e proprio testa a testa per capire chi vestirà la maglia gialla a Parigi, considerando anche la lunga cronometro di Rocamadour del sabato.

Già, la cronometro che, stando così le cose, potrebbe anche favorire il “terzo incomodo”, quel Geraint Thomas inatteso a questi livelli. Il gallese dell’Ineos Grenadiers è terzo a 2’43”, finora ha corso con grande sagacia e come forza di squadra appare quello più dotato, considerando i connazionali Yates quinto a 4’06” e Pidcock nono a 8’49”. Se questi riusciranno a dargli manforte, soprattutto il primo ancora pericoloso per la classifica, Thomas potrebbe avere delle chance di ribaltare tutto.

Il Tour si presenta all’appuntamento dei Pirenei con una classifica ancora in evoluzione, con 8 uomini in 4’24”, con i francesi Bardet (Team DSM) e Gaudu (Groupama FDJ) che puntano apertamente al podio confidando nei cedimenti altrui. Un Tour sempre meno italiano, al di là delle belle prove in settimana di Ganna a Saint Etienne (sesto) e Bettiol beffato dall’australiano Matthews a Mende. Chi ha deluso fortemente è stato Caruso: il siciliano della Bahrain Victorious partiva per guadagnarsi quanto meno la Top 10, ma non ha mai mostrato la condizione per riuscire nell’intento, pallida copia del corridore che avevamo ammirato in primavera al Giro di Sicilia. Qualcosa nella preparazione non ha funzionato, ma il ragusano è capace di un colpo di coda in una frazione pirenaica, se sfrutterà i varchi lasciati liberi dalla lotta per lo scettro finale.

Credito foto homepage: A.S.O.-CHarly LOpez