Con la stagione professionistica ormai agli sgoccioli, è tempo di bilanci, a livello individuale e di squadra. Iniziamo dai primi, frutto di un’annata sicuramente più ordinata rispetto a quella frenetica del 2020 con quasi tutte le gare inserite in soli 3 mesi, ma ancora non ortodossa, sicuramente influenzata soprattutto nella prima metà dalla situazione generale ancora incerta. Anche questa d’altronde è stata una stagione non convenzionale, con l’appuntamento delle Olimpiadi di Tokyo che ha influenzato la struttura degli obiettivi di molti protagonisti. Vediamo allora chi è promosso e bocciato in un anno così particolare.

TADEJ POGACAR: Il numero 1 in assoluto. Quando in 60 giorni di gara ottieni 13 vittorie fra cui, emulo di Coppi e Merckx, un grande Giro e due Classiche Monumento, il tutto condito da altri 27 piazzamenti nella Top 10 senza trascurare il bronzo olimpico, che altro vuoi di più? Se proprio una pecca vogliamo trovare, è l’impressione che sia troppo legato all’aspetto economico e meno a quello passionale, perché uno come lui potrebbe emergere anche in classiche tecnicamente ai suoi antipodi come Sanremo e Roubaix. VOTO: 9

WOUT VAN AERT: 49 giorni di gara e 12 vittorie, tra cui classiche come Gand-Wevelgem e Amstel Gold Race. Eppure non è stato un anno del tutto positivo, anche se ha portato a casa un argento olimpico e mondiale, ma se pensi che dalla rassegna iridata su strada 2020 ha colto ben 5 secondi posti nelle prove titolate, cominci a pensare a un “inferiority complex”, che a Leuven si è palesato fortemente. VOTO: 6,5

MATHIEU VAN DER POEL: L’olandese volante, iridato di ciclocross, in 34 giorni di gara ha vinto 8 volte. L’impressione è che possa fare molto di più, ma ha concentrato molte energie inseguendo un sogno olimpico nella Mtb trasformatosi presto in un incubo. La vittoria alla Strade Bianche e la maglia gialla conquistata al Tour onorando il nonno Raymond Poulidor sono le perle di un’annata buona nel complesso. VOTO: 7

JULIAN ALAPHILIPPE: La conferma della maglia iridata ha raddrizzato un’annata altrimenti deficitaria. 63 giorni di gara e 4 successi, alcuni molto belli come la Freccia Vallone e la prima tappa al Tour. Quando la gamba gira, può sbaragliare il campo, anche perché è uno di quelli che non ha paura di attaccare, ma dovrebbe fare un po’ di chiarezza sui suoi obiettivi puntando solo sulle classiche. VOTO: 7,5

PRIMOZ ROGLIC: Ben 13 vittorie in 52 giorni, con Vuelta e l’oro olimpico a cronometro come gioiello dell’anno. Il ritiro per caduta al Tour de France poteva costargli l’intera stagione, invece è stato bravo a rialzarsi, confermandosi uno dei grandissimi del ciclismo contemporaneo, con un modo di correre che non punta al risparmio anche se la sua superiorità contro il tempo gli dà un bel vantaggio nelle gare a tappe: VOTO: 8

REMCO EVENEPOEL: Molti dicevano che dopo il terribile volo al Lombardia 2020 non sarebbe tornato più lui e il belga ha dimostrato in questo anno che il talento è ancora tutto lì. Se tecnicamente e fisicamente potrebbe essere la vera alternativa a Pogacar (con qualcosa in più a cronometro), come testa siamo lontani. Si gestisce male e manca ancora di fondamentali capacità di guida. Per salire ai vertici ha bisogno di un bagno di umiltà. VOTO: 6,5

EGAN BERNAL: La vittoria al Giro d’Italia è stata un sostanzioso brodino ricostituente, ma ancora non abbiamo ritrovato il campione vincitore del Tour 2019. Il colombiano continua a soffrire di mal di schiena e questo lo limita, soprattutto non gli permette di avere continuità. Resta comunque la vera alternativa a Pogacar in un grande giro e se raggiungerà la miglior forma per il prossimo Tour potrebbe dar vita a una sfida scoppiettante. VOTO: 6,5

RICHARD CARAPAZ: Il campione olimpico ha suggellato con la bellissima vittoria di Tokyo una stagione nella quale ha dimostrato di essere davvero un grande corridore, interprete di lusso dei grandi giri ma da non scartare neanche per le classiche di un giorno, cosa rara per un sudamericano. Alla Ineos cominciano a credere in lui, probabile che andrà a un grande giro nelle vesti di capitano: VOTO: 7,5

SONNY COLBRELLI: La vittoria alla Parigi-Roubaix (al suo esordio) è stata il culmine di una crescita esponenziale, passata per la conquista dei titoli italiano ed europeo. Colbrelli è un corridore diventato perfettamente adatto a molti percorsi delle corse d’un giorno, sul quale puntare sia per volate che per fughe di pochi corridori. La Sanremo sarà il suo primo test per il nuovo anno, una corsa che sembra su misura per lui: VOTO: 8

FILIPPO GANNA: E’ indiscutibilmente il numero 1 del ciclismo italiano, con la sola sfortuna di militare in un team che gli tarpa le ali. Costretto a ruoli di gregariato quando potrebbe benissimo puntare a grandi traguardi nelle classiche, imitando il Cancellara di una volta. Molti vorrebbero vederlo puntare alle corse a tappe, ma visto il suo fisico sarebbe un errore grossolano. VOTO: 8

VINCENZO NIBALI: La vittoria al Giro di Sicilia, soprattutto per come è arrivata e com’è stata accolta, ci ha restituito un campione del quale avevamo perso le tracce. Ora tornerà all’Astana per gli ultimi scampoli della sua luminosa carriera dalla quale può ancora trarre qualche lampo, non per grandi corse a tappe, quanto per classiche o prove di pochi giorni. La scelta degli obiettivi sarà fondamentale: VOTO: 6

GERAINT THOMAS: l’Ineos ha continuato a insistere sul gallese (e su Adam Yates) non volendo abbandonare la sua “via autarchica”, ma i risultati non hanno premiato la scelta. La parabola di Thomas ha preso la piega in discesa e questo sembra irreversibile, anche se la sensazione è che in alcune brevi corse a tappe potrebbe ancora dire la sua. VOTO: 5

SIMON YATES: Protagonista a sprazzi e questa sembra la sua maledizione. Al Giro d’Italia ha fatto sognare l’assalto a Bernal, ma bastano giornate fredde per spegnere i suoi bollori. Ha sicuramente bisogno di una gestione accorta per centrare qualche obiettivo, ma la strada per i grandi giri sembra sbarrata. VOTO: 5,5

La lista di protagonisti, nel bene e nel male, di questa stagione, è ancora lunga. Tra i promossi possiamo includere sicuramente Kasper Asgreen (primo al Fiandre), Stefan Kuhn (vincitore del titolo europeo a cronometro e della Chrono des Nations), Alessandro De Marchi (in rosa al Giro e primo alla Tre Valli Varesine), Enric Mas (secondo alla Vuelta); tra i secondi Alexander Vlasov, Mikel Landa, Giulio Ciccone, Miguel Angel Lopez. E’ a questi ultimi che si chiede un riscatto nel 2022, anno che si prospetta eccezionale sin dagli inizi.

Credito foto homepage: Anne-Christine Poujoulat/AFP/Getty Images per Cyclingnews.com