La gara più lunga del calendario internazionale (in attesa del ritorno del Tour de France il prossimo anno) ha di fatto chiuso la preparazione per la sfida olimpica del 25 luglio. La lunga sfida sulle strade italiane ha decretato non solo il dominio della campionessa mondiale Anna Van Der Breggen, pressoché scontato alla vigilia, ma di tutto il team SD Worx, capace di monopolizzare il podio con la sudafricana Moolman e la delfina Vollering e piazzando un’altra atleta nelle prime 10.

Non c’è stato mai un momento nel quale lo strapotere della squadra è stato scalfito, tanto che la Van Der Breggen, messa al sicuro la vittoria nella prima parte del Giro, ha poi pensato ad amministrare e rodare la gamba in vista della gara olimpica, dove la vera concorrenza sarà interna: la tattica arancione è semplice, 4 campionesse assolute (un Dream Team composto da Van der Breggen, Van Vleuten, Vos e Vollering) tutte in grado di vincere, molto dipenderà da chi fra loro troverà il momento giusto per andare all’attacco e “costringere” le compagne a coprirla, ma il pericolo di un podio monocolore è reale.

Non è stato un Giro molto italiano, per alcuni versi ancora peggiore di quello dello scorso anno, nel quale il Ct Salvoldi lanciò pesanti “accuse” verso il movimento. Abbiamo avuto due atlete nelle prime 10: sesta Marta Cavalli (FDJ Nouvelle Aquitaine) ormai a tutti gli effetti da considerare la vera allieva di Elisa Longo Borghini, pronta ad assumerne il ruolo di guida del ciclismo italiano quando, in tempi si spera lontani, la campionessa della Trek Segafredo deciderà di chiudere la sua carriera; ottava Tatiana Guderzo (Alé Btc Ljubljana) che la carriera la chiude davvero, dopo ben 4 partecipazioni olimpiche con un bronzo, ma anche con un po’ di risentimento per la mancata scelta nel ballottaggio con Marta Bastianelli.

Chi ha però sorpreso al Giro è stata Gaia Realini, appena 20 anni, in gara per una squadra minore come l’Isolmant Premac Vittoria eppure arrivata a soli 11” dalla Top 10. Eravamo abituati a conoscerla come grande specialista del ciclocross, ma la marchigiana al suo primo anno si strada sta mettendo in mostra doti davvero di primo piano, che possono fare di lei la nuova Luperini. E la Longo Borghini? Maglia rosa dopo il primo giorno con la cronosquadre, la capitana azzurra è subito uscita di classifica, andando poi incontro a un Giro sfruttato più per rodare la gamba che per ottenere il risultato pieno, anche se la seconda piazza nella settimana tappa, ottenuta peraltro in volata dietro una specialista come la Vos le ha dato le risposte che desiderava. D’altronde le gare a tappe lunghe non sono mai rientrate nelle sue caratteristiche di campionessa per le classiche o le prove brevi, dove le sue capacità di recupero non vengono stressate. Ora tutti sull’aereo per Tokyo, per una sfida di difficile interpretazione.

foto Van Der Breggen (credito foto Bettini)