Le combattute feste dei “tre tenori”

Il periodo delle feste natalizie è stato come sempre ricco di eventi per il ciclocross internazionale, un susseguirsi di gare e di emozioni che ha regalato molti spunti di riflessione. Come era stato previsto a inizio stagione, l’ingresso sul campo dei “tre tenori” Mathieu Van Der Poel, Wout Van Aert (nella foto della homepage) e Thomas Pidcock ha progressivamente tolto spazio a coloro che avevano dominato la scena: la superiorità dei tre è stata schiacciante e ha messo in evidenza anche le differenze sia tecniche che d’interpretazione tattica da parte dei tre campioni.

Nel corso delle settimane, è venuta fuori la maggiore capacità tecnica di Mathieu Van Der Poel. Il campione olandese rispetto al passato ha anche ampliato il suo menu strategico, che finora privilegiava partenze fulminanti e chiusura dei giochi già dopo un terzo di gara. Nella prova di Coppa del Mondo a Namur, ad esempio, VDP ha lasciato sfogare Pidcock nella prima parte, procedendo insieme a Van Aert col quale si ritrovava di fronte per la prima volta dopo l’esaltante sfida del Giro delle Fiandre risolta a suo favore al fotofinish. A due giri dalla fine il campione dell’Alpecin Fenix ha cambiato passo, con Van Aert sempre vicino ma impossibilitato a riagganciarsi fino a chiudere con 3” di distacco.

Van Aert la sua soddisfazione se l’è presa nella tappa di Coppa a Dendermonde, favorito anche da un percorso estremamente fangoso dove a VDP non è riuscito di fare la differenza tecnicamente e dove la potenza del belga della Jumbo-Visma ha potuto dispiegarsi completamente, tanto che alla fine è distacchi sono stati da tappone alpino, con VDP a 2’49” e l’ex campione europeo Toon Aerts a 3’06”. VDP si è rifatto nella prova casalinga di Hulst, con il fango che arrivava alle caviglie e con il rivale sfavorito anche da un clamoroso problema al cambio bici, dove i meccanici della nazionale (quindi non i suoi abituali) perdevano secondi preziosi nel fornirgli il mezzo ripulito, favorendo così la fuga dell’olandese.

Pidcock, nel complesso delle gare, ha mostrato grande padronanza del mezzo ma ha fatto difetto soprattutto nella tenuta, perdendo terreno prezioso soprattutto negli ultimi giri. Chi è uscito con le ossa rotte dal periodo (e l’affermazione è una metafora solo in parte…) è il campione europeo, il piccolo folletto belga Eli Iserbyt, incorso più volte in cadute nelle fasi iniziali: terribile quella di Heusden-Zolder, nel giorno di Santo Stefano, quando il suo rotolarsi a terra tenendosi il gomito sinistro faceva pensare a un danno grave, per fortuna smentito in serata dalle lastre. Il campioncino della Pauwels-Sauzen Bingoal però non ha più trovato la brillantezza autunnale, finendo quasi sempre nelle retrovie.

In campo femminile non si è usciti dal dominio olandese che per larghi tratti si è tradotto nel dominio di una sola atleta, Lucinda Brand, che ha fatto valere la sua maggiore potenza acquisita nell’altra sua attività ciclistica su strada. A incrinare il suo strapotere la campionessa mondiale ed europea Ceylin Del Carmen Alvarado, vincitrice al GP Sven Nys ma ancora un po’ imbastita probabilmente a causa della preparazione per il suo grande obiettivo, la riconferma iridata e Denise Betsema, autrice di una grande prova a Hulst con la fuga iniziale e la realizzazione dei migliori tempi su ogni giro. Chi ha sorpreso è stata l’americana Clara Horsinger, unica vera alternativa alle arancioni.

Credito foto homepage: cyclingnews.com