Bouwman fa il bis, per la rosa ancora niente

Tutto rinviato al tappone del Pordoi e del Fedaia. Ci sarà molto da ragionare su quest’edizione del Giro d’Italia, intanto la terzultima frazione della corsa rosa ha avuto un’evoluzione molto simile alle precedenti frazioni di montagna, con la fuga da lontano che ha trovato il suo approdo al Santuario di Castelmonte. Una frazione risolta da una volata a 5 che poteva favorire un italiano, Andrea Vendrame (AG2R Citroen) ma come spesso succede in tappe simili, il più veloce paga dazio alla fatica. Vendrame ha imboccato la parte finale, contraddistinta da due curve a 90°, chiuso nel gruppetto, col risultato di toccarsi con un avversario nella curva finale finendo fuori traiettoria. Probabilmente però non avrebbe potuto nulla per impedire la giornata perfetta di Koen Bouwman.

L’olandese della Jumbo Visma non solo ha conquistato la tappa, la sua seconda dopo quella di Potenza; non solo ha messo al sicuro la classifica degli scalatori ancor prima della Cima Coppi e delle grandi montagne finali, ma ha dato un senso a tutto il Giro della sua formazione che aveva puntato tutto su Tom Dumoulin, ben presto ritiratosi, e che era stata delusa dalle sue aspettative sull’ancora acerbo norvegese Tobias Foss.

Nel gruppo maglia rosa, le schermaglie sulla salita finale sono state per l’appunto schermaglie. La Bora Hansgrohe aveva lavorato molto durante la tappa, con l’unico risultato di privare Hindley dei suoi alfieri Buchmann e Kelderman sull’ascesa finale: anche Carapaz era solo, mentre Landa con la sua Bahrain Victorious aveva ancora Bilbao e Buitrago con lui (e questo potrebbe essere un segnale per domani). Ognuno dei tre ha provato a staccare gli altri, appena c’era un’accelerazione gli altri, da Nibali a Hirt, perdevano terreno, salvo poi rientrare. Tutto quindi rinviato ancora una volta, ormai non si capisce più se per paura o per mancanza di reali qualità per fare la differenza.

LA TAPPA DI DOMANI

Cronometro finale a parte, tutto rinviato a domani con i tre rivali divisi da 1’05” (ma fra Carapaz e Hindley ci sono appena 3”). Il tappone dolomitico va da Belluno alla cima del Fedaia, per meglio dire la Marmolada, attraverso 168 km. Si scaleranno il Passo San Pellegrino (9,6 km), il Pordoi di 12 km toccando quota 2.239 metri e infine i 13 km finali del Fedaia con pendenze in doppia cifra per tutta la parte conclusiva. Probabile che tutto si giochi lì, su quei km conclusivi, pensando magari anche a quel che potrà avvenire il giorno dopo nella prova contro il tempo. Questa volta però potrebbero contare anche gli abbuoni e allora mandar via una fuga potrebbe non essere cosa saggia.

Credito foto homepage: La Presse