Seconda giornata di riposo al Giro d’Italia ed è tempo di capire chi è in pole position per la sua conquista. E’ chiaro che il primo nome che viene in mente è quello di Richard Carapaz, l’ecuadoriano della Ineos Grenadiers attualmente quarto a 15” dalla maglia rosa di Juan Pedro Lopez. A vantaggio del vincitore del Giro 2019 innanzitutto la potenza della sua squadra, che si è già impossessata della gestione della corsa e che appare la più quadrata intorno al suo capitano, poi il fatto che tutto sta procedendo secondo i suoi piani. Carapaz intendeva spendere il meno possibile nelle due settimane di avvio, è vero che in salita non ha rubato l’occhio, ma solo lui sa come stiano davvero le sue gambe e la sensazione è che sia in crescita calibrata.

Yates doveva essere il suo grande avversario, ma salvo la crono iniziale in Ungheria non ha mai dato grandi segnali, fino ad affondare definitivamente sul Blockhaus, dove invece ha confermato le premesse Romain Bardet. Il francese sembra tornato quello dei due podi al Tour nel 2016-17 che avevano fatto parlare di lui come del nuovo Fignon. La vittoria al Tour of the Alps non è stata un caso, Bardet è in gran forma e forse è stato quello che sul Blockhaus ha convinto di più.

Il ruolo di principale rivale per Carapaz va però a Joao Almeida, per due ragioni: innanzitutto perché rispetto agli altri il portoghese ha dalla sua la cronometro finale di Verona, seppur breve con i suoi 17,4 km. Poi perché la sua squadra, la Uae Team Emirates, appare come la principale alternativa alla Ineos, come forza dei suoi singoli in salita. Il lusitano è di certo inferiore a Carapaz, quando gli scattisti attaccano lui non risponde e avanza col suo passo, ma questo per ora ha pagato.

Il discorso è abbastanza simile per Jai Hindley, il vincitore del Blockhaus. L’australiano però deve stroncare tutti gli avversari sul passo in montagna e non sarà cosa semplice. A meno che Buchmann e Kelderman, le altre punte della Bora Hansgrohe, non si ergano a splendidi luogotenenti per pilotarlo, allora potrebbe diventare un brutto cliente.

Landa resta la grande incognita. Sulla montagna abruzzese si vedeva che smaniava per attaccare, ma l’impressione è che non sia ancora convinto appieno delle sue possibilità, sapendo oltretutto che questa potrebbe essere una delle ultime vere occasioni per conquistare un grande giro. Una paura dettata soprattutto dalla grande sfortuna che lo ha sempre contraddistinto e che anche sul Blockhaus si è palesata.

Possibilità di buoni piazzamenti per Guillaume Martin, che ha sì ceduto un po’ in Abruzzo, ma era anche presumibile dopo lo sforzo del giorno prima per rientrare in classifica . Stesso discorso anche per Juan Pedro Lopez, lo spagnolo ancora oggi in rosa, che che sta mostrando un grande carattere.

E gli italiani? L’obiettivo era e resta una presenza nella Top 10, alla portata di Pozzovivo se non avrà quei cedimenti che spesso lo hanno contraddistinto nella terza settimana e di Nibali che al contrario va sempre in crescendo. Ma parliamo di due ultratrentacinquenni, che non posso coprire a lungo le macerie di un movimento che rischia di soffrire una crisi lunga almeno quando quella francese fra le epoche di Fignon e Alaphilippe. E parliamo di almeno 25 anni…

LA TAPPA DI DOMANI

Si va da Pescara a Jesi attraverso 196 km. Prima parte completamente pianeggiante, seconda con numerosi strappi adatti a colpi di mano. Se la soluzione in volata resta la più plausibile, lo strappo finale di Monsano, a 9 km dal traguardo potrebbe anche consigliare qualche attacco, anche a uomini di classifica. Soprattutto se verrà favorita una fuga iniziale che metta da parte le velleità dei team incentrati sul velocista di turno. Chissà quindi che gente come Van Der Poel, Kamna, Girmay non ci riprovi…

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