La prossima domenica 22 maggio 2022 è in programma la 51a edizione della Nove Colli a Cesenatico. La regina delle gran fondo capace di coinvolgere quasi 10.000 ciclisti provenienti da tutta Italia e in una più piccola parte dall’estero. Per l’occasione vogliamo ricordare l’edizione del 2002 della Nove Colli per più di una ragione. La prima è, senza dubbio la variabilità del clima che, dopo aver regalato ai quasi 8500 iscritti una vigilia di sole e di temperature estive, ha rovesciato sulla partenza della corsa talmente tanta acqua da convincere circa 3000 granfondisti a rinunciare al via. Quella domenica, era il 19 maggio del 2002, su Cesenatico e sulle strade della Nove Colli la pioggia iniziò a cadere a dirotto nel pieno della notte e proseguì praticamente fino a qualche decina di minuti prima della partenza, facendo passare la voglia di pedalare a tutti quei granfondisti che, comprensibilmente, hanno preferito anteporre il sano buon senso alla temerarietà. Quella mattina, però, l’acqua a catinelle, le strade bagnate e l’asfalto scivoloso rafforzarono la credibilità del proverbio secondo cui “la fortuna aiuta gli audaci”. In effetti, ci volle una bella dose di audacia per alzarsi, fare colazione e prepararsi per la corsa mentre fuori diluviava e un’altra buona dose ce n’è voluta per avviarsi alle griglie sotto l’acqua battente. Forse impietosita da tanta sofferenza, la fortuna decise di venire in aiuto di quei temerari riducendo via via l’intensità della pioggia e riservando alla corsa una giornata che, viste le premesse, accontentò davvero tutti quelli che avevano avuto il coraggio di tentare l’avventura. Ai 3000 prudenti rimasti in albergo, invece, non rimase che prendersela col tempo e rimandare le emozioni della Nove Colli all’anno dopo. Un altro aspetto per cui quella edizione della corsa di Cesenatico merita di essere ricordata riguarda il sistema di rilevazione dei tempi di gara. In quell’anno, per la prima volta, la Nove Colli scelse di compilare le proprie classifiche in base al tempo effettivo di corsa di ciascun atleta. Fino ad allora, infatti, il tempo di gara di ogni partecipante iniziava a decorrere dal momento della partenza, che, in quegli anni, il Comitato Organizzatore fissava sempre puntualmente alle 6.30. Da quell’ora partiva il cronometraggio di ciascun atleta, a prescindere dalla sua griglia di partenza. Ricordo che l’introduzione del tempo reale venne accolta con favore dalla stragrande maggioranza dei granfondisti, ma deluse quei pochi uomini di classifica che, ignari di tutti gli effetti della novità, si contesero allo sprint i piazzamenti immediatamente giù dal podio, senza immaginare che il cronometraggio finale avrebbe tenuto conto dell’esatto istante di partenza di ognuno, stravolgendo completamente la graduatoria espressa dalla volata. Anche in questo caso, però, la fortuna ci mise una pezza, risparmiando da questo inconveniente l’ordine d’arrivo dei primi tre classificati, così da evitare che le polemiche rovinassero il podio di una manifestazione tanto importante. Anzi, tutto l’ambiente delle Gran Fondo fece tesoro di questo equivoco. Da allora in poi, infatti, vennero esclusi dalla rilevazione effettiva i tempi di gara dei ciclisti della prima griglia, che, quindi, continuarono a differenziarsi in classifica solo in base al passaggio sotto lo striscione del traguardo. E a proposito di piazzamenti, le cronache di allora ci raccontano che la corsa la vinse il toscano David Tani, davanti a Simone Biasci e ad Ersilio Fantini, mentre tra le donne si impose la compianta Monica Bandini, seguita da Tiziana Smorgon e da Paola Sbrighi.

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