Sin dall’inizio di stagione si parla del Giro d’Italia come del parente povero di Tour e Vuelta, la grande corsa a tappe con meno campioni e quindi meno appeal al via. Andando a guardare la starting list, il giudizio però deve radicalmente cambiare: quella che partirà venerdì da Budapest rischia di essere l’edizione più incerta degli ultimi anni e con un livello medio più elevato che in passato. Certo, non ci sono i Pogacar e Roglic, ma siamo sicuri che lo spettacolo debba per forza passare attraverso i due sloveni?

Premesso che il valore dello show saranno sempre le strade e i ciclisti a decretarlo, in sede di presentazione siamo di fronte a una corsa con tantissimi motivi di attenzione. Nei pronostici il più accreditato appare l’ecuadoriano Richard Carapaz, il campione olimpico già vincitore nel 2019 e secondo al Tour dello scorso anno. Rispetto alla sua prima vittoria appare notevolmente cresciuto, soprattutto nella gestione della corsa e avrà una vera corazzata a sostenerlo, quella Ineos Grenadiers che rischia di diventare un controllore ferreo della corsa, con Richie Porte e Pavel Sivakov pronti a prendere il suo posto come leader e un Jonathan Castroviejo che molti indicano come il miglior gregario in salita al mondo.

Gli sfidanti però non mancano: ci sono innanzitutto squadre che si presentano con più capitani, il che sappiamo non è sempre un bene. La Bora Hansgrohe sembra davvero attrezzatissima per fare il botto, ma Kelderman e Hindley hanno spesso litigato e Buchmann deve dimostrare di avere il piglio giusto per ergersi a capitano. Da parte sua la Jumbo Visma vive tra la volontà di risorgere del vincitore 2017 Dumoulin (ma il percorso senza molti km a cronometro non lo favorisce) e le ambizioni del norvegese Foss, nome nuovo da tenere in particolare considerazione. La Bahrain Victorious punta su Landa, forse alla sua ultima grande occasione per vincere un grande giro, ma dietro scalpita Pello Bilbao, forse il più resistente fra i corridori in gara. Nell’Astana si sogna l’ultimo colpo di genio di Nibali, ma realisticamente la squadra punta su Miguel Angel Lopez, che ha dalla sua un tracciato ideale per le sue possibilità.

E l’Italia? Detto di Nibali, le speranze realisticamente si concentrano sulla possibilità di entrare nella Top 10. Ci proverà l’eterno Pozzovivo, appositamente preso dall’Intermarché Wanty Gobert che ha un team adatto a poterlo sostenere. Ci proverà Fortunato, che arriva al Giro con la forma giusta e le aspettative consone. E’ in un team professional, la Eolo Kometa che farà di tutto per supportarlo, ma il lombardo deve dimostrare di poter tenere per tre settimane. Sarà il suo esame di laurea e passarlo darebbe linfa a tutto l’asfittico ciclismo italiano.

LA TAPPA DI DOMANI

Si comincia con la prima delle tre tappe ungheresi, da Budapest a Visegrad di 195 km. Tappa ideale per colpi di mano, ondulata fino allo strappo finale di 5 km che chiama in particolare due maestri del genere: l’anziano Alejandro Valverde (Movistar) e Mathieu Van Der Poel (Alpecin Fenix) che non ha mai fatto mistero di voler indossare la prima maglia rosa per legittimare la sua partecipazione. Su quelle rampe saranno fuochi d’artificio…