Non è tutto arancione

Come abbiamo fatto nei giorni scorsi con i pro, vediamo che cosa è successo in un anno femminile che ha sì confermato il predominio olandese, ma ha anche dimostrato che c’è spazio per emergere, se si sfugge, soprattutto mentalmente, dall’idea che siano imbattibili. I fatti lo hanno dimostrato e le arancioni, soprattutto quando hanno dovuto fare squadra, hanno dimostrato tutte le loro lacune.

ANNEMIEK VAN VLEUTEN: La decana delle olandesi resta indiscutibilmente la numero 1, anche se ha via via visto sfuggirle gli appuntamenti a cui più teneva, dall’oro olimpico su strada per colpa di una pessima valutazione e di una squadra fatta solo di prime donne (consolandosi però con quello a cronometro) alla prima Parigi-Roubaix, finita con una rovinosa caduta. Restano però 3 vittorie nel World Tour e la sensazione che quando è in palla, sia nettamente la più forte. VOTO: 8

ANNA VAN DER BREGGEN: Sull’altra olandese il giudizio è difficile. Ha vinto due gare del World Tour, ha dominato il Giro d’Italia femminile, ha vinto il bronzo olimpico a cronometro, ma la sensazione è che siano venute a mancare le motivazioni, motivo per cui ha annunciato con largo anticipo il suo ritiro per salire sull’ammiraglia della Boels Dolmans. VOTO: 7,5

DEMI VOLLERING: La Van Der Breggen ha passato il testimone alla più giovane connazionale, che ha indubbiamente compiuto un grande salto di qualità. Tre successi nel World Tour per lei tra cui quello alla Liegi-Bastogne-Liegi. Tecnicamente ha tutto per cogliere grandi risultati, deve solo crescere dal punto di vista tattico. VOTO: 7,5

MARIANNE VOS: Gli anni si fanno sentire, questo è indubbio, più che quelli anagrafici (pur sempre 34) quelli di militanza ai più alti livelli. Due vittorie nel massimo circuito, Gand-Wevelgem e e Amstel Gold Race non possono accontentarla, ancor meno l’argento iridato dietro la Balsamo, che più di altre volte ha l’amaro sapore della sconfitta. VOTO: 6

CHANTAL VAN DEN BROEK-BLAAK: Il suo è un caso abbastanza atipico: ha vinto 3 gare nel circuito, dominando Strade Bianche e Giro delle Fiandre, eppure resta sempre poco considerata. Al Mondiale è stata una delle poche a salvarsi provando più volte la soluzione di forza. Già iridata, a 32 anni ha ancora tanto da dire. VOTO: 7

ELLEN VAN DIJCK: Non averla portata a Tokyo è forse la colpa maggiore che ha la Cittì della nazionale. Dominatrice dell’Europeo, oro mondiale a cronometro, la campionessa arancio meritava maggiore considerazione, anche se è l’unica delle big olandesi a non aver vinto nel World Tour. VOTO: 7

ELISA LONGO BORGHINI: Un’annata sontuosa la sua, con i successi nel Trofeo Binda e nel GP de Plouay ma soprattutto con il secondo bronzo olimpico al suo attivo. Al di là dei risultati, ha impressionato la sua padronanza di ogni gara, anche quando ha corso per le compagne, come a Europei e Mondiali. Una campionessa assoluta:
VOTO: 8

ELISA BALSAMO: Il suo titolo iridato è stato il compimento di un clamoroso lavoro di squadra al quale tutte le azzurre hanno contribuito e ha rilanciato alla grande l’azzurra, uscita malconcia nel fisico e soprattutto nel morale dalle Olimpiadi su pista. L’approdo alla Trek Segafredo rappresenta un altro passo in avanti, soprattutto per puntare ad alcune classiche a lei congeniali. VOTO: 7

MARTA BASTIANELLI:
Non ci sono suoi squilli nel World Tour, ma quella sensazione che sia stata intrapresa la parabola discendente della sua bellissima carriera è stata cancellata dalla sua prestazione ai Mondiali, nei quali è stata una pedina fondamentale. Può ancora dire la sua. VOTO: 6

ELIZABETH DEIGNAN: L’inizio di stagione era stato da incubo, saltando parte della preparazione e trovandosi pressoché indifesa di fronte alle avversarie quando ha ricominciato a correre. Ai Giochi di Tokyo era ancora la pallida copia della campionessa conosciuta, ma alla Parigi-Roubaix la britannica è stata sontuosa, dominando la competizione non appena si sono messe le ruote sul pavé. VOTO: 6,5

KATARZYNA NIEWIADOMA: Il bronzo iridato non può in alcun modo aggiustare una stagione nella quale era attesa come una delle principali alternative alle olandesi ma dove ha quasi sempre fallito, spesso più per errori tattici o per esagerati timori che per vera inferiorità. Può fare molto di più. VOTO: 5,5

MARLEN REUSSER: E’ la leader della nouvelle vague svizzera che, anche prelevando a piene mani dal bacino di talenti della Mtb, può dire la sua in molte prove. La Reusser si è dimostrata una delle più grandi interpreti della cronometro, con l’argento olimpico e mondiale e il titolo europeo. Il titolo nazionale in linea e la tappa vinta al Ceratizit Challenge by La Vuelta dicono che può far bene anche nelle classiche. VOTO: 7

Credito foto homepage: Eurosport

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