Una sana alimentazione è strettamente legata alla qualità dei cibi. Meglio, allora, quelli biologici o i prodotti tradizionali?

Tralasciando (anche se, di questi tempi, non sarebbe il caso) le considerazioni di tipo economico, che indubbiamente penalizzano i prodotti biologici, o quelle ecologiste, che invece li premiano, mi pare corretto riportare i risultati degli studi scientifici che hanno comparato i due tipi di prodotti: quello biologico e quello tradizionale. A questo proposito, va messo in risalto che non sono emerse differenze significative relativamente al contenuto di elementi nutrizionali. Come dire che l’agricoltura e gli allevamenti biologici non forniscono prodotti assai più nutritivi di quelli che arrivano dalle realtà agricole impostate su criteri di produzione più tradizionali. La presenza di pesticidi, invece, è stata rilevata solo negli alimenti prodotti con i metodi tradizionali, mentre, come era prevedibile, i cibi biologici non ne hanno traccia.

Inoltre, nei prodotti tradizionali, leggendo le etichette che riportano la loro composizione, spesso ci imbattiamo in sigle oscure che indicano la presenza di, cosiddetti, additivi alimentari. Si tratta di sostanze, presenti nei cibi in piccole quantità, che servono a migliorare l’aspetto degli alimenti. Gli additivi coloranti, ad esempio, rendono i cibi più appetibili e gradevoli alla vista, mentre i conservanti ne migliorano i tempi e la qualità della conservazione. Anche se gli additivi alimentari sono giustamente guardati con diffidenza dai consumatori, non bisogna generalizzare facendo di ogni erba un fascio. In parecchi casi, infatti, si tratta di sostanze presenti naturalmente negli alimenti, come il comunissimo caramello che, tra i coloranti, è identificato dalla inquietante sigla E150.

Credito foto: Wolfgang Borchers da Pixabay