Raramente accade di vedere un Mondiale che mette rigorosamente in fila tutte le sue forze, stabilisce le gerarchie del momento come avvenuto a Leuven: il verdetto non consente appelli, è la chiara illustrazione delle forze in campo. Una gara che sulla carta doveva essere favorevole agli uomini veloci è stata trasformata in una corsa durissima, che alla fine ha riconfermato sul trono iridato Julian Alaphilippe, il francese che in queste situazioni va a nozze e ha saputo non solo dare scacco matto agli avversari ma pilotare la sua nazionale nel migliore dei modi.

Alaphilippe, vincitore per distacco, è il trionfatore di una giornata nella quale i promossi sono molto pochi, ma fra questi non si può non mettere Remco Evenepoel. Il fenomeno belga è stato fortemente attaccato alla vigilia: tutti dicevano che avrebbe corso per sé stesso, che sarebbe stato una mina vagante per il suo capitano Van Aert, invece il ragazzino terribile ha trasformato la corsa in una gara a eliminazione, ha favorito la fuga dei più forti e si è arreso solo a 20 km da traguardo, stremato dopo aver corso per il suo capitano. Quel capitano che si è sciolto come neve al sole: parliamoci chiaro, quando in un anno cogli 5 secondi posti fra Mondiali e Olimpiadi nelle varie specialità, quando non riesci a vincere alcuna gara titolata, un problema c’è, forse a livello psicologico. Il Belgio si era fermato per lui e Van Aert è mancato nel giorno più importante.

E’ mancata anche l’Italia, gasatissima dopo l’Europeo di Colbrelli e dopo giorni precedenti esaltanti. Colpa delle cadute di Ballerini e Trentin nella prima parte? Forse, è anche vero però che nella fuga decisiva ne avevamo 3, con Bagioli (encomiabile e bravissimo tatticamente, unico da promuovere) c’erano Colbrelli e Nizzolo che vedevano profilarsi una situazione ideale, ma che alla resa dei conti non avevano le gambe per lottare con i più forti.

Nonostante questo, l’Italia ha chiuso il medagliere al primo posto, come non accadeva da 13 anni. E’ stato un Mondiale reso straordinario dalla cavalcata trionfale di Ganna a cronometro, dalla stoccata micidiale di Baroncini fra gli Under 23 e soprattutto dal capolavoro di squadra nella prova femminile: qui la corsa si era dipanata esattamente come sarebbe stato per quella maschile, ma le azzurre hanno corso come una cosa sola, andando a costruire un perfetto treno per la volata di Elisa Balsamo che è stata capace di tenere dietro la favorita Marianne Vos, considerata la più forte sprinter. A molti quel finale ha ricordato la vittoria di Cipollini a Zolder nel 2002, l’ennesima perla sportiva di un anno indimenticabile.

I PODI MONDIALI

UOMINI

Elite: 1 Julian Alaphilippe (FRA), 2 Dylan Van Baarle (NED) a 32”, 3 Michael Valgren (DEN)
U23: 1 Filippo Baroncini (ITA), 2 Biniam Ghirmay (ERI) a 2”, 3 Olav Kooij (NED)
Juniores: 1 Per Strand Hagenes (NOR), 2 Romain Gregoire (FRA) a 19”, 3 Madis Mihkels (EST) a 24”
Crono elite: 1 Filippo Ganna (ITA), 2 Wout Van Aert (BEL) a 5”, 3 Remco Evenepoel (BEL) a 43”
Crono U23: 1 Johan Pryce-Pejtersen (DEN), 2 Luke Plapp (AUS) a 10”, 3 Florian Vermeersch (BEL) a 11”
Crono Juniores: 1 Gustav Wang (DEN), 2 Josh Tarling (GBR) a 20”, 3 Alec Segaert (BEL) a 29”

DONNE

Elite: 1 Elisa Balsamo (ITA), 2 Marianne Vos (NED), 3 Katarzyna Niewiadoma (POL) a 1”
Juniores: 1 Zoe Backstedt (GBR), 2 Kaia Schmid (USA), 3 Linda Riedmann (GER) a 57”
Crono Elite: 1 Ellen Van Dijk (NED), 2 Marlen Reusser (SUI) a 10”, 3 Annemiek Van Vleuten (NED) a 24”
Crono juniores: 1 Alena Ivanchenko (RUS), 2 Zoe Backstedt (GBR) a 10”, 3 Antonia Niedermaier (GER) a 25”

Team Relay: 1 Germania (Nikias Arndt, Tony Martin, Max Walscheid, Lisa Brennauer, Lisa Klein, Mieke Kroger), 2 Olanda (Koen Bouwman, Bauke Mollema, Jos Van Emden, Annemiek Van Vleuten, Ellen Van Dijk, Riejanne Markus) a 12”, 3 Italia (Edoard Affini, Filippo Ganna, Matteo Sobrero, Marta Cavalli, Elena Cecchini, Elisa Longo Borghini) a 37”