Prima giornata di riposo per la Vuelta, ma già molto è stato detto. Primoz Roglic ha saputo trarre beneficio massimo dalla cronometro iniziale e da una maggiore freschezza (data anche dal forzato ritiro al Tour) rispetto ai suoi avversari, ma il cammino verso la riconferma della maglia roja è ancora lungo. Ci si attendeva che le maggior insidie arrivassero dalla Ineos Grenadiers, invece la squadra che appare più in palla (come spesso succede nella gara di casa) è la Movistar, a dispetto del doloroso ritiro di Valverde, costatogli la frattura di una clavicola. Enric Mas è a 28”, Miguel Angel Lopez a 1’21”, molto dipenderà da come i due capitani vorranno giocarsi le proprie carte, come riusciranno a coesistere e se sapranno attaccare lo sloveno, che finora ha messo in difficoltà gli avversari senza neanche spremersi più di tanto.

La Ineos è anche lei alle prese con problemi gerarchici: Bernal, che punta alla doppietta con il Giro, non ha mai dato l’impressione di brillantezza necessaria, al contrario di Adam Yates, il britannico spesso frenato da ordini di scuderia. I due in classifica sono divisi da 15” a favore del colombiano, ma Roglic è già a due minuti, perdere altro terreno potrebbe essere irreparabile, probabilmente bisogna prendere una decisione in tempi brevi.

Settimo posto per Giulio Ciccone a 2’39”: finora l’abruzzese della Trek Segafredo è andato un po’ a corrente alternata, ma quel che rincuora è il suo comportamento della nona tappa, prima del riposo e soprattutto la capacità che sta dimostrando nella lettura delle sue sensazioni, limitando i danni nei momenti no e tenendo testa ai più forti quando la gamba gira. L’azzurro è alla finestra, qualche combinazione favorevole potrebbe proiettarlo anche più in alto in classifica.

Chi ha esaltato è stato Damiano Caruso, che ha compiuto un’altra impresa delle sue all’Alto del Velefique, coronando una fuga di 71 km, esattamente come aveva fatto all’Alpe di Motta al Giro d’Italia. Lì si era proiettato verso la piazza d’onore, qui sarà difficile anche entrare fra i  primi 10 e bisognerà vedere se il siciliano vorrà forzare per un simile obiettivo o preferirà risparmiare le gambe pensando magari a un bis prima della fine.

Un capitolo a parte merita Fabio Aru, che per ora è 14°: da anni era atteso a questi livelli, ma proprio quando sembra che quel lungo cammino per la sua ripresa sia arrivato alle battute finali, il sardo ha deciso che dopo la Vuelta metterà fine alla sua carriera. Troppo lo stress accumulato nelle ultime stagioni, resta la sensazione di un corridore, vincitore fra l’altro proprio della Vuelta, che avrebbe potuto ottenere molto di più con un pizzico di fortuna.

Vuelta a parte, si è chiusa in Francia un’edizione bellissima del Tour de l’Avenir, la massima competizione Under 23 nella quale il norvegese Tobias Johannessen ha difeso la vittoria per una manciata di secondi sullo spagnolo Carlos Rodriguez, altro talento della Ineos. Splendido terzo Filippo Zana, che abbia questo podio alle vittorie nella Corsa della Pace in primavera e nel Tour de Savoie, al termine di uno splendido testa a testa proprio con Johannessen. La sensazione è che i duelli fra i due ci terranno compagnia per molto tempo a venire…

nella foto Caruso credito Cyclingnews

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