Chi si attendeva sconquassi dalla tappa di Sestola sarà forse rimasto deluso, soprattutto pensando che la pioggia e il freddo che hanno caratterizzato tutta la quarta frazione avrebbero provocato danni maggiori. Eppure i segnali in prospettiva non sono mancati, al di là della bella vittoria dell’americano Joe Dombrowski (Uae Team Emirates) e della maglia rosa finita sulle spalle di Alessandro De Marchi (Israel Start-Up Nation). Due corridori che potrebbero anche rimanere nella zona medio-alta della classifica, ma è chiaro che tutti guardavano alla lotta fra i big e questa, sulla salita che portava verso Sestola, è arrivata.

A far scoppiare il gruppo dei capitani, che aveva lasciato sfogare la fuga iniziale della quale l’americano e De Marchi sono stati i migliori, è stato Giulio Ciccone (Trek Segafredo) che sulle rampe di Sestola si è sempre trovato bene. Più che il suo scatto, sono stati però quelli successivi di Mikel Landa (Bahrain Victorious) e soprattutto di Egan Bernal (Ineos Grenadiers) quelli che hanno fatto più male. Gli unici che hanno tenuto il loro passo sono stati Alexander Vlasov (Astana) e Hugh Carthy (EF Education First), ma loro sono andati più di conserva. Alla fine la loro azione è valsa 11” sui alcuni dei principali rivali, ma quel che più conta è l’immagine che hanno dato, soprattutto Bernal che ha dimostrato come i cronici acciacchi alla schiena siano sotto controllo e la condizione in decisa crescita.

Chi ha deluso fortemente è stata la Deceuninck Quick Step nel suo complesso: sulle rampe dei Monte Passerano i gregari si erano anche posti davanti a tutti, con Mikkel Honoré a fare un gran ritmo. Risultato: Joao Almeida è saltato ancor prima dell’azione di Ciccone e di fatto è uscito dalla classifica, mentre Masnada è rimasto a proteggere un Evenepoel apparso un po’ spaesato. Erano giuste quindi le sensazioni della vigilia sul fatto che la squadra punta sul belga, però serve una gestione più oculata se si vuole lanciarlo verso la maglia rosa. Per gli altri, da Yates a Buchmann, da Pozzovivo a Hindley non c’è che da leccarsi le ferite. Un cenno a parte lo merita Vincenzo Nibali, arrivato sì staccato da Bernal ma che è sembrato abbastanza fresco al traguardo: il suo Giro non guarda alla classifica, ma a obiettivi più lontani.

LA TAPPA DI DOMANI

Dopo le emozioni delle salite appenniniche che hanno rivoluzionato la classifica, tornano protagonisti i treni dei velocisti: la quinta tappa, da Modena a Cattolica di 177 km è infatti terreno ideale per chi punta alla volata ed è quindi presumibile che saranno proprio le squadre dei velocisti a dettare i tempi, magari facendo un po’ più di attenzione rispetto a quanto avvenuto a Canale. Il tracciato è disegnato praticamente tutto attraverso la Via Emilia, ma non bisogna pensare che sia una tappa di tutto riposo per chi punta alla classifica: in caso di pioggia o vento (e da queste parti non è infrequente) potrebbero formarsi dei ventagli e chi ha esperienza di gare soprattutto in Francia e Belgio sa che con essi si perdono energie e magari anche minuti in classifica. Detto questo, l’arrivo è comunque ideale per gli sprinter con un rettilineo di 900 metri molto ampio. Sarà la volta buona per la Cofidis di Elia Viviani oppure la Uae raddoppia il successo di oggi con Gaviria? I segnali per entrambi finora sono stati confortanti, ma è tempo che tutti i complessi ingranaggi delle loro volate funzionino a puntino…

credito foto Cyclingnews

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