1921 LE ORIGINI
Shimano nasce nel 1921 nella zona industriale di Higashi Minato, quartiere della cittadina di Sakai, a opera di Shozaburo Shimano, all’epoca ventiseienne. Una piccola fabbrica di 40 metri quadrati per la lavorazione del ferro. La produzione dei primi componenti specifici per la bicicletta risale al 1922, con un sistema per il pignone singolo e la ruota libera dentata. L’azienda si espande in fretta, nonostante i venti di guerra e il lungo conflitto mondiale, ma non cambia mai il nome, quasi a sancire un percorso e un progetto di crescita che mantiene le origini ben radicate nel suo DNA. Shozaburo Shimano ricopre la carica di presidente, e nel 1951 porta l’azienda ad assumere i contorni di un colosso industriale: il nome diventa Shimano Industrial Co. Ltd. e identifica un gruppo di cui fa parte anche la branchia Shimano Bicycle Company. Nel 1958, il figlio Shozo Shimano assume la carica di presidente. Nel 1965 la visione di Shimano di sconfinare all’esterno del territorio giapponese prende forma e nasce così Shimano American Corporation, con sede a New York. L’ampliamento da allora è inarrestabile, e vede una differenziazione dei siti produttivi e di gestione del mercato in Giappone, in Asia, in America e anche in Europa, con la fondazione di Shimano Europe nella Germania Ovest (1972). Prima ancora però, nel 1970, prende vita la divisione Fishing, che ha il suo focus nella produzione dei sistemi per le canne da pesca, parte di un progetto che riconosce nelle attività outdoor e sportive uno dei beni primari per l’umanità.

1973 NASCE IL DURA-ACE
Ma torniamo a scrivere di biciclette. È il 1973 quando fa il suo ingresso la prima versione del Dura-Ace e, a seguire, nel 1976 quella del Dura-Ace 10 Track. Nel 1980 si parla per la prima volta di concetti aerodinamici applicati a piccoli componenti che fanno parte della bicicletta. La versione AX Series del Dura-Ace è presentata alla fiera di Colonia, in Germania. Si parla e si scrive di “efficienza” e di come ogni piccolo dettaglio, unito ad altri, possa fare una grande differenza. Un concetto più che mai moderno, ripreso anche in epoca molto recente. Nel 1982 viene prodotto il primo sistema Shimano 105, con un approccio visionario per l’epoca, ovvero rendere alla portata di tutti una trasmissione con prestazioni tecniche di alto livello, a un prezzo contenuto. Un core concept che caratterizza ancora oggi il gruppo 105. Contemporaneamente nasce Deore XT, la trasmissione specifica per l’off-road. Nel 1987 prende forma la piattaforma Shimano 600 Ultegra, con sistema SIS a 7 velocità, e l’anno dopo, nel 1988, Andy Hampsten vince il Giro d’Italia con una bici montata Dura-Ace.

1989 SISTEMA INTEGRATO
Al pari dell’aerodinamica, riveste notevole importanza il concetto di integrazione. La identifichiamo nello scorrimento dei cavi e delle guaine all’interno delle tubazioni, oppure in un manubrio unito in maniera indissolubile allo stem. Per noi è normale cambiare il rapporto della catena sul plateau anteriore, oppure sui pignoni posteriori, e frenare al tempo stesso. Nel 1989 nasce il primo sistema integrato STI (Shimano Total Integration): il blocco della leva del freno integra il meccanismo che aziona la trasmissione. L’utente cambia e frena senza togliere le mani dal manubrio. Nel 1991 esordisce l’XTR, considerato un’evoluzione della piattaforma XT specifica per le competizioni e per un utilizzo professionale.

DAL 1990 OLTRE LA CATENA
Nel 1990 vengono prodotte le prime scarpe che portano il logo Shimano, non un semplice equipaggiamento per il ciclista, bensì il simbolo di un sistema molto più complesso che vede l’efficienza della pedalata al centro di un pacchetto più ampio che parte dalla meccanica (la bicicletta con i suoi componenti) fino a coinvolgere la sfera umana. Tra il 1999 e il 2000 sono prodotte le ruote Shimano, road e MTB. Il colosso Shimano assume contorni globali, con sedi in tutti i continenti e una capacità produttiva impressionante in termini di numeri, che tocca tutte le categorie e fasce di mercato. Manca però ancora un tassello, quello del segmento tessile. Ci si arriva nel 2008, con l’ingresso di Pearl Izumi nella sfera di Shimano Corporation.

2009 L’ELETTRONICA
Nel 2009 viene introdotto nel mercato il cambio elettronico Dura-Ace 970 Di2 (Digital Integrated Intelligence), e l’anno successivo l’elettronica dà vita a Steps, i primi componenti che si riferiscono a un mondo tutto nuovo, quello delle biciclette con supporto alla pedalata. L’era delle eBike ha ufficialmente inizio.

PASSATO, PRESENTE E FUTURO
In epoca moderna spesso, troppo spesso, ci dimentichiamo le nostre origini, la storia e quelle radici che dovrebbero sempre avere una sorta di VIP ticket e di corsia preferenziale. I ricordi sono infatti i mattoni delle nostre fondamenta, e di tanto in tanto uno sguardo a quei mattoni ci permette di dare forma a nuove idee per il futuro. È così per le grandi aziende che hanno tracciato il percorso di crescita dell’industria e che, con il passare del tempo, sono diventate un punto di riferimento e delle vere e proprie icone, non solo nei settori merceologici in cui concentrano il loro business. Come lo vediamo oggi, il marchio Shimano travalica i confini dell’universo ciclistico. Se provate a rivolgervi a una qualsiasi persona, anche a chi non ha minimamente idea di cosa sia una bicicletta e di cosa sia il ciclismo, citando il nome di Shimano, saprà rispondere accostandolo proprio alle due ruote. È vero, Shimano non è un’azienda italiana, eppure il brand giapponese è entrato a far parte della nostra cultura ciclistica, è simbolo di precisione, di ordine, di affidabilità e di sostanza, qualità spesso sacrificate (troppo) a favore del design e della gratificazione estetica. Shimano ci ha messo in sella, ha avuto il merito e l’onere – lo ha tutt’ora – di aver reso “la bicicletta con il cambio” uno strumento alla portata di tutti, dai bambini più piccoli fino ad arrivare agli adulti. Il marchio giapponese ha il grosso merito di essere un protagonista, che nel corso di tanti anni di storia del ciclismo (e della bicicletta) ha portato a migliorare ed evolvere le stesse aziende concorrenti di Shimano, attori che operano nel medesimo settore merceologico. Volendo fare un paio di esempi tangibili, SRAM, Campagnolo e proprio Shimano hanno a catalogo le trasmissioni che funzionano a impulsi elettrici (e vediamo cosa ci riserva il futuro). Questi tre protagonisti hanno stravolto il modo di approcciare la tecnica della bicicletta, la sua costruzione e la sua evoluzione, facendo fare un passo avanti agli stessi produttori di bici. Senza andare molto indietro negli anni, possiamo mettere a confronto un modello del 2021 con uno del 2001. Eppure dietro le quinte c’è molto di più, e non solo con riferimento alla categoria degli strumenti per la pesca che, seppur in modo minore rispetto all’universo bicicletta, occupa un ruolo importante in ambito Shimano. In terra nipponica l’azienda sviluppa i suoi prodotti con la collaborazione e il supporto delle università e degli universitari, che spesso passano direttamente dall’ambito accademico a un impiego effettivo in azienda. Un modus operandi che è stato ripreso anche per la filiale europea, che nel 2017 ha trasferito la sede all’interno dell’High Tech Campus di Eindhoven, ovvero dentro il polo universitario. Se ci limitiamo a osservare Shimano con gli occhi dell’appassionato di ciclismo, vediamo un’azienda “sempre sul pezzo”, che non pensa ad arrivare prima degli altri, ma vuole conseguire l’obiettivo senza se e senza ma, con margini di errore molto ridotti, cosa che in una società fondata sulla mass production non è semplice da gestire. Se invece osserviamo questo brand dal punto di vista imprenditoriale, ci troviamo di fronte a un marchio che ha “differenziato il proprio business” senza mai perdere di vista il suo “core business”, dando la possibilità a tutti di essere partecipi di un processo evolutivo generalizzato. Un global brand come Shimano non ha certo bisogno delle nostre parole celebrative per sancire una posizione che è già ben chiara a tutti i livelli, per le aziende con le quali collabora e per l’utente finale. Però un anniversario come questo meritava di essere ricordato, riportato e, in qualche modo, approfondito.

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