Il kamut, un cereale utilizzato fin dall’antichità

Anche l’alimentazione si lascia coinvolgere dal fascino del passato. È di questi tempi la riscoperta di antichi cereali ricchi di sapore. Tra questi gode di buona fama il kamut, noto anche con il nome di “grano di khorasan”,  un cereale che ha avuto un utilizzo molto diffuso nell’alimentazione dell’antichità. Riscoperto negli ultimi anni, viene finora coltivato esclusivamente nell’ambito dell’agricoltura biologica. Con i suoi chicchi si possono fare zuppe e minestre, mentre la sua farina fornisce ottimi prodotti da forno e un pane dal gusto particolare. Dal punto di vista nutrizionale il kamut ha caratteristiche simili alla farina integrale di frumento per il suo elevato contenuto di fibra. Rispetto al frumento il kamut ha un maggior contenuto di proteine, che si attesta attorno al 15% contro l’11% del frumento. Si tratta di piccole quantità, è vero, ma che però confermano il buon valore nutrizionale del kamut e il suo ricco patrimonio di aminoacidi. Per quanto riguarda i micronutrienti, il kamut è ricco, in particolare, di magnesio e di zinco, oltre chi di altri due elementi, il selenio e la vitamina E, dotati di interessanti proprietà antiossidanti. Accanto ai pregi, però, è buona norma indicarne anche i difetti che vanno individuati innanzitutto nel minor contenuto di vitamina B6. Il “difetto” maggiore, però, sta nei costi di produzione. Le metodiche di produzione, per lo più biologiche, non consentono infatti di coltivarne grandi quantità e quindi di poterlo commercializzare a un prezzo facilmente accessibile. Quando si parla di cereali è sempre utile fornire le indicazioni utili a coloro che sono affetti da celiachia. Purtroppo il kamut contiene glutine che è escluso dalla dieta del celiaco.

Credito foto: thefoodellers.com