E’ esperienza di tutti che un’uscita in bici comporti un dispendio energetico maggiore se effettuata in un clima freddo anziché in condizioni ambientali più mitigate. Al tempo stesso, però, non è così semplice stabilire con precisione di quante calorie in più ciascuno di noi può avere effettivamente bisogno quando il freddo inizia a farsi sentire. Oltre alle variazioni della temperatura esterna, occorre, infatti, tenere presente diversi altri fattori. Basti pensare, ad esempio, che persino l’abbigliamento invernale, decisamente più pesante di quello estivo, determina un innalzamento, per quanto contenuto, del dispendio energetico. Che, in termini approssimativi, può essere mediamente quantificato in 3-4 calorie per ogni chilogrammo di peso corporeo. Come dire che, a un atleta del peso di 70 chili, il clima invernale “sottrae” energia per circa 200-300 calorie. Per soddisfare l’aumentato fabbisogno energetico è abbastanza diffusa l’opinione secondo cui, nei mesi più freddi, sia maggiormente indicato assumere una percentuale di grassi maggiore rispetto a quella abitualmente prevista nelle altre stagioni. Probabilmente, si tratta di una convinzione nata osservando le consuetudini alimentari delle popolazioni nordiche, abituate a diete in cui i grassi contribuiscono al soddisfacimento di circa il 40% dell’intero fabbisogno di energia. Più che a indicazioni dietetiche universalmente valide, tali comportamenti sono, però, da ricondurre alla disponibilità di prodotti locali, maggiormente ricchi di grassi rispetto a quelli reperibili in altre zone geografiche. In realtà, gli studi scientifici portati avanti fino ad oggi hanno dimostrato che, alle basse temperature, l’accresciuta necessità di energia viene meglio soddisfatta mediante l’utilizzo di carboidrati piuttosto che attraverso il consumo di grassi.

Credito foto: couleur_da_pixabay

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