Quando si ricomincia? E’ questa la domanda che tutti gli appassionati si pongono, per il ciclismo come per qualsiasi altro sport, ma soprattutto in relazione alla vita propria e del mondo intero, fermato dalla pandemia del Covid-19. Il ciclismo professionistico ci ha messo un po’ a fermare le macchine, in alcuni Paesi si tendeva ad andare avanti non comprendendo che il virus stava dilagando e avrebbe reso ogni evento di massa una potenziale polveriera di contagi.

Ora si pensa a quando si potrà ripartire, ma non sarà così facile: l’Uci dovrà rimettere mano al calendario, per ora bloccato e che ufficialmente ripartirà a inizio maggio, ma è già chiaro che servirà maggior tempo e che soprattutto non si potrà partire di colpo, come se nulla fosse successo, innanzitutto perché gli atleti dovranno ricominciare praticamente da zero la loro preparazione, poi perché la pandemia ha colpito le varie zone geografiche in tempi diversi ed è presumibile che sempre in tempi diversi si uscirà gradatamente dall’emergenza, confidando anche nell’innalzamento delle temperature.

Inoltre, relativamente al ciclismo, c’è un altro problema da considerare: quali gare si disputeranno? Quasi tutti i grandi eventi costretti alla rinuncia, dalla Milano-Sanremo al Giro d’Italia, dalla Parigi-Roubaix alla Liegi-Bastogne-Liegi, reclamano spazio nella seconda parte dell’anno che da parte sua però è già intrisa di eventi. Due sono i grandi busillis da risolvere: quando inserire il Giro d’Italia (ma obiettivamente, guardando ad oggi la situazione del nostro Paese non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico, ripensare alla Corsa Rosa nella sua interezza appare un po’ utopistico) e quando il corposo gruppo delle Classiche del Nord. Lo spostamento delle Olimpiadi al 2021 ha aperto certamente un varco, liberando di fatto buona parte dell’estate almeno come obiettivi dei corridori, ma quali gare potranno andare a coprire quel buco? Inoltre, considerando proprio la tempistica della diffusione della pandemia nei vari Paesi, chi garantisce che ad esempio il Tour de France possa andare regolarmente in scena?

Dai corridori è arrivata una proposta che potrebbe dare una grossa mano e avrebbe anche un impatto mediatico ed emozionale di non poco conto: cancellare per quest’anno i tre grandi Giri e allestirne uno speciale, una sorta di Giro d’Europa sempre in 3 settimane, divise fra Italia, Francia e Spagna, con una stretta collaborazione fra i rispettivi comitati organizzatori. E’ un’idea che propone indubbi vantaggi: innanzitutto la riduzione da 3 ad 1 settimana dell’impatto per ogni nazione, inoltre la liberazione di grande spazio nel calendario, che in tal modo potrebbe accogliere buona parte delle prove “fuggiasche” dalla primavera lasciando così a corridori e squadre un congruo numero di obiettivi. Inoltre, cosa di non poco conto, ci sarebbe un forte carico emozionale legato alla gara, sinonimo di un messaggio di ripartenza del quale abbiamo tutti bisogno. Il problema sono gli interessi economici che gravitano intorno a ognuno dei 3 eventi, gli impegni sottoscritti, uniti a una legittima gelosia legata a ognuno di essi. L’Uci non ha dato risposte, ha preso tempo per rianalizzare tutto il calendario: nel farlo, però, sarebbe giusto sentire anche i primi protagonisti: i corridori.

credito foto archivio Rcs